domenica, marzo 30, 2008

 

Insieme

Bellinzona quest’anno ha vissuto una Pasqua eccezionale e per due motivi completamente diversi ma che stanno producendo lo stesso effetto socializzante: lo sciopero alle Officine e la partita della finale di coppa svizzera.
Di ambedue ne hanno parlato i giornali e diventa quasi superfluo riprendere l’argomento. Ma quando sono stato all’Officina a portare l’olivo e sono stato invitato a parlare ai presenti, ho percepito una corrente di sana complicità che animava tutti i presenti. Quel luogo, trasformato in un centro sociale, in una scuola di politica, ed anche in una chiesa di sofferenza e di speranza era ricchissimo di umanità. Non ho potuto andare a Berna perché, proprio durante la visita all’Officina, invitato sul palco a parlare, mi sono infortunato. Parecchi miei parrocchiani sono andati a dare il loro sostegno e mi hanno poi detto che è stato il viaggio dell’amicizia.
La squadra di calcio va bene, vince e convince, tanto da arrivare, pur militando in una serie cadetta, alle finali di coppa svizzera. Lo stadio si riempie e qualche volta sono andato anch’io a sostenere i colori bellinzonesi. Molti concittadini andranno sulle rive del Reno per la finale, con la speranza in cuore che il Bellinzona prevalga sul più blasonato Basilea. È il mio augurio. Ciò che mi piace sottolineare è il clima di simpatia che si è creato attorno a questa squadra da parte, non solo dei bellinzonesi, ma anche di altri ticinesi che ho sentito ripetere convinti: quest’anno se si vuol vedere del buon calcio bisogna andare a Bellinzona.
Purtroppo e per fortuna ci vogliono fatti come questi per far riscoprire la solidarietà e la gioia di stare insieme. Viviamo dunque un tempo pasquale di solidarietà, di grande umanità, di spiritualità nel senso di rinascita. voglia Dio che sia un tempo pasquale di fede che affratella gli uomini attorno al grande precetto cristiano dell’Amore. Come nella natura (la primavera), così nel cuore dell’uomo (miglioramento) e nelle società (fratellanza).

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domenica, marzo 23, 2008

 

Pasqua

All’inizio dell’Esodo vi è una festa che ancor oggi ebrei e cristiani celebrano: la Pasqua. Il suo nome sta per “passaggio” e, probabilmente, esisteva ancora prima che gli Ebrei passassero dalla schiavitù egiziana alla libertà del popolo di Jahwé.
Era la festa dei pastori che “passavano” dalla vita quasi sedentaria dei mesi invernali alla vita loro propria, quella di nomadi che spingevano i loro greggi verso la steppa alla ricerca della prima erba. Prima di partire (e appena fissate le tende alla prima tappa) sacrificavano un Agnello e cospargevano con il suo sangue gli stipiti (paletti) per tener lontano gli spiriti maligni. Dovendo viaggiare non potevano cucinare il pane quotidianamente, ma prima di partire preparavano delle focacce azzime (senza lievito) in modo che si conservassero per parecchio tempo. Questa preparazione avveniva in un clima tanto gioioso da originare un’altra festa, detta appunto la “Festa degli azzimi”.
Mosè sfruttò queste feste e quando riuscì a convincere il popolo che il loro Dio lo voleva libero, sfruttò le due ricorrenze, la “Pasqua” e gli “Azzimi” per organizzare la fuga. Ecco perché la sera prima dell’ultima piaga (castigo divino) ordinò di mangiare l’agnello pasquale e con il suo sangue segnare l’architrave delle loro porte. L’angelo del Signore, che sarebbe passato a sterminare i primogeniti egiziani, avrebbe risparmiato gli abitanti nelle case con gli stipiti insanguinati. Ed ecco perché comandò di preparare il pane azzimo da prendere come viatico durante la fuga. È la “Pasqua del Signore” disse Mosè ai suoi; il Signore passa, sia con un terribile castigo inferto agli egiziani che, cocciutamente, non volevano lasciare partire gli ebrei dal loro territorio, sia nel “segno” del pane azzimo, vero viatico (cibo per la via) sostentatore nel lungo cammino, ma anche precedendo tramite una nube luminosa il popolo fuggiasco diretto verso il deserto del Sinai.
Gesù diede alla Pasqua ebraica un altro significato, il passaggio dalla morte alla vita, mediante il suo sacrificio quale “vero Agnello” che toglie il peccato del mondo. Noi celebriamo oggi ambedue la Pasqua, quella ebraica perché abbiamo bisogno di essere liberati dalla nostra schiavitù e quella cristiana con la risurrezione di Cristo. Ed è con questo spirito che a febbraio abbiamo celebrato il nostro viaggio dell’Esodo del quale parlano queste pagine.

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domenica, marzo 16, 2008

 

Lavoro e politica

Ho sofferto per i fatti dell’Officina di Bellinzona perché molti lavoratori della stessa abitano entro i confini della mia parrocchia. Di alcuni ho benedetto il matrimonio, battezzato i bambini, e ogni anno faccio la prima comunione e la cresima ai loro figli, ho sepolto i loro genitori magari operai anch’essi nella stessa Officina.
Li ho visti entrare parecchie volte incolonnati e ho spesso immaginato il loro duro lavoro. Domenica scorsa durante l’Eucarestia con l’intera Comunità ho pregato per loro. Ma non ho partecipato a nessuna manifestazione anche se le sirene con la loro voce stridula mi hanno più volte chiamato.
Perché?
Non me la sono sentita di aderire a cortei che avrebbero dovuto essere tenuti anni fa. Infatti questo risultato poteva essere previsto da oltre un decennio, e nessuno si è mosso. Si è dato spago ad una politica liberista, nessuno l’ha veramente valutata nel suo impatto nazionale e regionale, ed oggi ci si mobilita perché si stanno raccogliendo i frutti “mortiferi”. Dove erano le nostre autorità e chi ha votato i paladini di questa politica? Adesso tutti in piazza con il pericolo di cadere nella tentazione del “c’ero anch’io”, e di darsi visibilità perché le votazioni comunali sono vicine.
Vedo striscioni e frasi che cavalcano manifestazioni di carattere populista. È giusto esprimere il proprio dolore per delle famiglie rimaste senza lavoro, ma sarebbe stata più necessaria una progettazione tempestiva e innovativa per parare i colpi di uno scenario-annunciato. Si spera solo che, terminati i momenti emotivi, inizino gli studi costruttivi. Delle idee ce ne sono, i bisogni non mancano, è necessario che dopo aver assicurato ai disoccupati il necessario lavoro non lontano dalle loro famiglie, politici e tecnici affrontino seri progetti che non possono essere quelli del ritorno al passato, ma aperti ad un rinnovato avvenire.

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domenica, marzo 09, 2008

 

Grazie

Ieri era la festa della donna. Con un giorno di ritardo, auguri e ringraziamenti. Sì, un grande grazie perché se riesco a fare tutto quello che tento di fare è grazie a tante donne collaboratrici. E quando parlo di “collaboratrici” non intendo “esecutrici”, ma persone con le quali si discute, si progetta, si lavora, sia nel campo religioso, sociale e bibliografico.
Parecchie donne si lamentano che non sia stata ancora raggiunta la parità dei sessi. Hanno ragione, a condizione che per questa parità non s’intenda una pura imitazione del modello maschile. Colpa di questa disuguaglianza permanente è anche di quelle oche giulive che nei vari canali della televisione italiana s’impegnano a mostrare quelle parti anatomiche che fanno la differenza fra uomo e donna.
Ma qualche passo verso l’uguaglianza si è fatto, almeno nel campo politico, da noi più negli esecutivi (cantonali e federali) che nei legislativi. Chi sa perché?
La Chiesa cattolica è - anche in questo campo - sempre in ritardo. Ma anche in questo orto è importante che le donne abbiano spazio e liberà, non controlli e paletti. Una volta c’erano le suore presenti in quasi ogni villaggio come maestre d’asilo, in tutti gli ospedali come infermiere. Se una ragazza voleva impegnarsi in quelle professioni doveva diventare suora. Oggi fortunatamente non è più così. Ma alla Chiesa cattolica le suore attive mancano. Per le contemplative (suore di clausura) qualche monastero chiude (S. Giuseppe a Lugano), altri scoppiano (San Giulio a Orta). Qualcuno continua a porsi la domanda: “Cosa fanno queste recluse in monasteri spesso inaccessibili?”. Una fra le tante risposte la dà Gesù: “Non di solo pane vive l’uomo”. Inoltre in una società opulenta e frenetica come la nostra, una testimonianza di povertà colma, silenzio e preghiera è valida anche per i non credenti che non hanno preconcetti.

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domenica, marzo 02, 2008

 

Vi ricordo il Messaggero

Il mio dirimpettaio Dario Robbiani è un maestro nella comunicazione, ha scritto libri, ha tenuto conferenze, per questo sottopongo a lui questa mia persuasione: un foglio ha diritto di vivere se c’è qualcuno che ha qualcosa da scrivere e qualcuno che ha voglia di leggere.
Dico questo perché c’è una rivista che compie 98 anni, fondata perché c’era gente che aveva qualcosa da scrivere e altri che avevano voglia di leggerla; ma questa rivista stava morendo. Se questo foglio fosse una persona, l’età sarebbe venerabile ma, trattandosi di carta stampata, gli si può concedere ancora un po’ di tempo. Sospesa per un anno, ora è ritornata in vita mantenendo il suo nome: Messaggero. Il nome alla nascita aveva una parola in più Messaggero Serafico; la rivista del santuario della Madonna del Sasso e portavoce di tutti coloro che s'ispirano a quell’alto modello di spiritualità che si chiama Francesco d’Assisi.
Il Messaggero è dunque tornato nelle case dei suoi 2000 abbonati, numero rispettabile per il Ticino, con un programma ricco e preciso. Quattro numeri all’anno, in abbonamento a fr. 30.–, per un fascicolo di 32 pagine, con un tema di fondo, l’educazione e rubriche che riguardano il santuario Madonna del Sasso, i corsi a Bigorio e la vita dei conventi ticinesi. Ci sono tematiche fisse, come le pagine dell’Ordine Francescano Secolare (Ofs = Terz’Ordine Francescano Secolare), una pagina di tecnica meditativa, una pagine biblica, messaggi dal mondo e dalla Chiesa, messaggi ecumenici ed altre varie rubriche. Una rivista dunque che ha qualche cosa da dire, in cerca di chi ha voglia d’istruirsi.
Richiedetene un numero in visione o meglio abbonatevi, scrivendo alla redazione e amministrazione (Convento Cappuccini, Salita dei frati 4, 6900 Lugano fax n. 091 922 60 37 o e-mail segreteria@messaggero.ch). Avrete così uno strumento di lettura istruttiva che vi permetterà di tenervi aggiornati sulla vita religiosa nel Ticino.
A questa rivista potrete anche scrivere per esporre dubbi e domande nel campo etico e religioso.

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