domenica, luglio 27, 2008

 

Ringraziamento


Sui giornali, nella pagina dei necrologi, spesso leggiamo trafiletti come questo: “Nell’impossibilità di ringraziare personalmente tutti coloro che hanno manifestato affetto e partecipazione in questa (triste) occasione con lettere, omaggi floreali, partecipazione, Sante Messe, offerte, si accomunano in questo ringraziamento, di tutti si serberà grato ricordo”.
Anch’io vorrei usare una formula simile per ringraziare le moltissime persone che mi hanno manifestato stima ed affetto in occasione dei miei 50 anni di Messa. Mi sarebbe troppo dispendioso scrivere personalmente a tutti, ma una menzione particolare devo dedicarla alle tre Comunità parrocchiali (Sacro Cuore, Collegiata e Carasso), al Municipio di Bellinzona, alla Corale Juventus e alla Civica Filarmonica della mia città.
Fra gli amici vorrei ricordare soprattutto quelli lontani dalla fede religiosa (e sono molti) che mi hanno scritto per ringraziarmi di aver fatto parecchia strada insieme in ambiti sociali e culturali, senza sentirsi a disagio. Si definiscono “agnostici in ricerca”, “esterni non estranei”, “compagni di viaggi nel servizio all’uomo”, “ricercatori della stessa spiritualità su strade diverse” ma in cammino verso un’unica meta. Alcuni mi hanno ringraziato per averli aiutati a scoprire i messaggi di “quel personaggio affascinante che si chiama Gesù di Nazaret”. Persone che ho incontrato anni fa, alcune perse di vista, ma per le quali i momenti vissuti insieme sono rimasti nella memoria e nel cuore. Persone che continuo ad incontrare, quasi quotidianamente, specie negli enti e associazioni laicali ai quali partecipo. Amici dai quali ho imparato molto, soprattutto tolleranza e rispetto, perciò sono io che devo ringraziare e non loro. Di questi e di tutti, veramente, serberò grato ricordo.

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domenica, luglio 20, 2008

 

Essere o non essere

Qualche tempo fa avevo scritto, molto preoccupato, per l’aumento di suicidi nella nostra Patria, soprattutto da parte dei giovani. Mi ero chiesto quali potessero essere le cause di queste morti volute, premeditate ed eseguite a sangue freddo. Ho cercato qualche risposta. Una delle cause maggiori ritengo che sia lo sfascio della famiglia. Ormai in Svizzera i divorzi sembra che abbiamo passato la soglia del 50% e non mi dite che esistono i divorzi consensuali, forse di fronte alla legge, ma dentro ogni divorzio c’è una lacerazione, c’è un lutto, non soltanto per i due membri della coppia, ma se ci sono dei figli soprattutto per loro. Da uno dei due genitori vengono abbandonati e, spesso, dopo aver assistito anche per anni a litigi, a ripicche, a cattiverie di vario tipo, strumentalizzati a favore di una parte contro l’altra.
Un condannato francese morto alla ghigliottina per aver ucciso un poliziotto, Jacques Fesch, a coloro che gli chiedevano: “Come mai tu che sei uscito da una buona famiglia hai potuto arrivare a commettere un delitto così orrendo?”. Rispondeva: “Non è nel giorno che io ho ucciso quel poliziotto che sono diventato un criminale, è stato molto tempo prima, non ho fatto altro che mettere in pratica quello che era in me allo stato latente, finché se ne presentò l’occasione. Era inevitabile che un anno o l’altro avrei finito con lo sviarmi, a meno che nel frattempo avessi trovato un ideale. Ma questo ideale, la mia famiglia non me l’ha trasmesso. I miei genitori litigavano sempre, gridavano, urlavano, arrivavano anche alla violenza e noi, loro figli, dovevamo assistere a queste scenate, fino al punto che desiderammo la loro separazione e il loro divorzio”.
Una ragazza romana, suicida, alcuni anni fa, scriveva ai suoi genitori divorziati questa lettera testamentaria: “Mi avete voluto bene, ma non siete stati capaci di farmi del bene. Mi avete dato tutto, anche il superfluo, ma non mi avete dato l’indispensabile, non mi avete dato un ideale per cui valesse la pena di vivere la vita, per questo me la tolgo”.
A queste parole non è necessario un commento. Per fortuna, non tutti i casi di divorzio portano a questi drammi, ma certamente portano ad una gioventù segnata dal dolore e, spesso, sviata da sani principi e forti valori.

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domenica, luglio 13, 2008

 

Arte e storia del nostro paese


Mi inserisco nel dibattito aperto dal quotidiano laRegione Ticino inerente la cura dei monumenti artistici perché, nella mia vita, ho dovuto interessarmi di diverse di queste opere, prima fra tutti la Madonna del Sasso durante il primo ciclo di restauri (1979-1982).
Per trovare un consenso dalle diverse parti, che dovrebbero essere interessate alla loro conservazione, si potrebbe invocare le radici cristiane che accomunano cattolici e laici. Indubbiamente queste radici esistono e hanno prodotto frutti artistici di indubbio valore. Pensiamo al patrimonio artistico del Ticino, cosa sarebbe senza monumenti come San Nicolao di Giornico e la chiesa di Mongo di Mario Botta, per citare due opere cronologicamente agli antipodi.
Ma preferisco puntare sulla sensibilità culturale comune che deve albergare in credenti e non credenti. Solo chi coltiva il culto dell’arte, del bello, del prezioso si sente in obbligo di salvaguardare i tesori artistici che possediamo. Coloro che invece sono insensibili a questi valori coltiveranno la polemica cercando di colpevolizzare chi ritiene proprietario incurante, quasi che questi valori non fossero patrimonio di tutti e quindi da tutti curati e valorizzati.
L’avvocato Barchi, per sostenere questo inderogabile impegno, parla di “imposta per la Chiesa”. La frase, per alcuni, legati a preconcetti e a egoismi, fa tremare le vene ed i polsi. Chi invece guarda al problema con occhio sereno, mette anche questa ipostesi sul tavolo della discussione, magari guardando all’otto per mille italiano, a meno che, essendo invenzione straniera, si ritiene che debba essere demonizzata a priori. Personalmente penso che mettere fra le eventuali opzioni, a cui destinare questa imposta, quella di “cura monumenti” (o qualcosa di simile) anche parecchi non credenti la sceglierebbero. Anni fa ne avevo già parlato con alcuni nostri politici, proponendo qualcosa di simile, anche per il sostegno del volontariato sociale. Affare da seguire con intelligenza e senza preconcetti. Le soluzioni possono essere diverse, lo scopo è unico: salvare il nostro patrimonio artistico culturale!

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domenica, luglio 06, 2008

 

Pellegrinaggio

Che un frate francescano sia innamorato di Assisi non stupisce. Ma che in poco più di un mese ci ritorni tre volte, con gruppi diversi, è un’eccezione.
Non voglio ricordare l’annuale gita-pellegrinaggio con le coppie di cui ho benedetto il matrimonio l’anno prima e nemmeno il secondo ritorno con un coro, la “Cantoria di Giubiasco”, col quale stiamo preparando una Sacra Rappresentazione su San Francesco, ma l’ultima visita con il coro di voci bianche del Conservatorio della Svizzera Italiana che è andato ad Assisi a tenere un concerto nella basilica superiore di San Francesco.
Gli ottimi organizzatori, i coniugi Zanini, mi avevano chiesto un programma e poi mi avevano detto che per realizzarlo, a vantaggio culturale e spirituale dei giovanissimi coristi, avrei dovuto accompagnarli personalmente. L’amore per San Francesco e il desiderio di farlo conoscere a dei giovani, mi hanno fatto cedere alle loro gentili pressioni.
È stata un’avventura meravigliosa, sia per la famigliarità con la quale sono stato accolto in quel gruppo, formato da una cinquantina di persone (cantori e genitori), sia per l’attenzione e interesse dimostrato da tutti per la figura del Poverello d’Assisi e sia per il raccoglimento dimostrato nelle varie chiese dove, dopo aver spiegato il luogo e la sua storia, si faceva un momento di silenzio. Ma l’apice è stato il concerto tenuto giovedì 26 giugno 2008 alle ore 21.00. Già durante la prova il direttore del coro della basilica si diceva estasiato dal canto di quei giovani. L’esecuzione è stata superlativa, con un buon pubblico di forestieri, alcuni dei quali esperti in musica. Grazie alla cura della voce, alla serietà dell’impegno dei coristi, e alla professionalità della direttrice del coro, Brunella Clerici, i ragazzi si sono superati eseguendo laudi medievali e musica sacra moderna. Personalmente non ho mai trovato un direttore di coro (direttrice), così capace di ottenere il massimo con il minimo di comandi, grazie alla sua affabilità unita ad un’autorevolezza fuori discussione. Non sapevo che il nostro Conservatorio avesse un coro di voci bianche così preparato. Certamente quando va all’estero è uno dei migliori biglietti di presentazione del nostro Ticino.
Ai ragazzi, alla maestra, ai solerti organizzatori un grande grazie per l’affetto e la stima che mi hanno dimostrato e un arrivederci a Bellinzona per un’esecuzione nella Chiesa del Sacro Cuore.

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