domenica, marzo 09, 2008

 

Grazie

Ieri era la festa della donna. Con un giorno di ritardo, auguri e ringraziamenti. Sì, un grande grazie perché se riesco a fare tutto quello che tento di fare è grazie a tante donne collaboratrici. E quando parlo di “collaboratrici” non intendo “esecutrici”, ma persone con le quali si discute, si progetta, si lavora, sia nel campo religioso, sociale e bibliografico.
Parecchie donne si lamentano che non sia stata ancora raggiunta la parità dei sessi. Hanno ragione, a condizione che per questa parità non s’intenda una pura imitazione del modello maschile. Colpa di questa disuguaglianza permanente è anche di quelle oche giulive che nei vari canali della televisione italiana s’impegnano a mostrare quelle parti anatomiche che fanno la differenza fra uomo e donna.
Ma qualche passo verso l’uguaglianza si è fatto, almeno nel campo politico, da noi più negli esecutivi (cantonali e federali) che nei legislativi. Chi sa perché?
La Chiesa cattolica è - anche in questo campo - sempre in ritardo. Ma anche in questo orto è importante che le donne abbiano spazio e liberà, non controlli e paletti. Una volta c’erano le suore presenti in quasi ogni villaggio come maestre d’asilo, in tutti gli ospedali come infermiere. Se una ragazza voleva impegnarsi in quelle professioni doveva diventare suora. Oggi fortunatamente non è più così. Ma alla Chiesa cattolica le suore attive mancano. Per le contemplative (suore di clausura) qualche monastero chiude (S. Giuseppe a Lugano), altri scoppiano (San Giulio a Orta). Qualcuno continua a porsi la domanda: “Cosa fanno queste recluse in monasteri spesso inaccessibili?”. Una fra le tante risposte la dà Gesù: “Non di solo pane vive l’uomo”. Inoltre in una società opulenta e frenetica come la nostra, una testimonianza di povertà colma, silenzio e preghiera è valida anche per i non credenti che non hanno preconcetti.

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