domenica, gennaio 25, 2009

 

Uccellacci e uccellini

Chi sono quei neri uccelli rapaci che cercano di dilaniare quella povera, inerme Svizzera? Hanno l’occhio torvo e cattivo, il becco acuminato e aggressivo, le zampe ben piantate per avere la necessaria forza di distruggere l’Elvezia. Ma chi sono? Sono gli stranieri. E cosa vogliono? Abusare della nostra patria. Ecco i pensieri che mi frullano in testa ogni volta che vedo questo cartellone pubblicitario che sprizza da tutti i pori odio, violenza, aggressività, pregiudizi, falsità.
Sì, soprattutto falsità, perché chi sparge questo odio non tiene calcolo che il lavoro degli emigranti garantisce lo sviluppo, che gli accordi sono necessari per la nostra crescita, che politicamente non si può rischiare di fare un passo indietro, che il Paese ha bisogno dei mercati stranieri, che accordi come questi sono molto vantaggiosi per le zone di frontiera. Ecco cosa dicono i sindaci delle maggiori città svizzere. Ed io cosa dirò? Come uomo ripeto quello che dicono loro. Come cristiano dico con chiarezza che un voto contrario va contro la mia fede, contro la parola di Cristo, contro il vivere cristiano, contro il precetto fondamentale della mia religione: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. E come frate (fratello) dico che questa “politica” dell’amore è la caratteristica di un altro frate (fratello) che ho preso come modello, Francesco d’Assisi.

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domenica, gennaio 18, 2009

 

Politica di casa nostra

Un giornale locale che settimanalmente fa un’inchiesta fra i suoi lettori ha chiesto loro di dare un voto di fine anno al Consiglio di Stato. Risultato: per il 48% è un organo insufficiente, per il 34% è sufficiente e per il 18% è buono. Sommando le due ultime percentuali il nostro Esecutivo è approvato da poco più della metà (54%) dei cittadini. Non ho nulla da chiedere al consiglio di Stato e non ho nulla da farmi perdonare, ma quel 54% mi sembra un po’ scarso. È facile governare quando le casse sono piene, difficile in tempo di crisi. L’anno scorso appena il governo ha parlato di contenimenti finanziari, tutti quelli che ne sarebbero stati toccati hanno lanciato i propri lai. Non c’è settore che dica: “La crisi c’è (forse è appena iniziata) facciamo tutti qualche sacrificio”. Quasi tutti invece dicono: “Perché proprio a me chiede doni sacrifici, inizino gli altri”.
Capisco quindi un Esecutivo che quando tenta di “eseguire” si trova criticato; una maggiore collaborazione e comprensione non guasterebbe.
Con questo non darei al nostro governo un 6 tondo, tondo. Qualche tentennamento lo si nota. Qualche paura partitica non manca; scontentare i grandi capi del proprio schieramento è sempre difficile. Qualche debolezza verso potenti funzionari dell’amministrazione la si tocca con mano, con lo svantaggio di rafforzare la burocrazia e indebolire la politica.
Ma da qui ad essere avari di un consenso che dovrebbe segnalare stima e riconoscenza ne corre. A meno che anche questa scarsa approvazione sia effetto di quella deleteria manovra di beffeggiamento che un partito capacissimo di legare con la parte più qualunquista del paese sta potando impunemente avanti: Possibile che gli altri partiti non reagiscono con forza all’inquinamento etico di questi denigratori? È utile che i mezzi di comunicazione mettono troppo spesso in risalto la loro maleducazione facendo il loro gioco? Un prolungato silenzio di fronte alle provocazioni spegnerebbe quegli spiriti poco amanti del Paese e delle sue autorità.

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domenica, gennaio 11, 2009

 

Risposta non v'è o forse..

Nei giorni scorsi ho avuto modo di seguire il dramma dei due ecuadoriani morti nel loro furgone. Aiutando il mio confratello Fra Martino che si è interessato di loro in prima persona, ho incontrato il gruppo di parenti e connazionali, li ho visti presenti alle varie celebrazioni nella nostra chiesa dove si sono tenuti i funerali delle due vittime. Di fronte ad un fatto così grave sorgono diversi interrogativi, primo fra tutti quello riportato anche dai giornali, se quelle morti si potevano evitare. Non sono in grado di dare una mia risposta, credo che una seria riflessione - non inficiata da sentimenti polemici - potrebbe essere presa se operatori sociali, autorità politiche si sedessero attorno ad un tavolo a discutere seriamente. Quello che salta subito all’occhio è l’indispensabilità di un centro di pronta accoglienza sia per loro come per molte altre persone che - specie d’inverno - sono al freddo.
Voglio però soffermarmi su un particolare di non poco conto.
Subito dopo il fatto, anch’io ero dell’idea che la soluzione migliore per le due salme sarebbe stata la cremazione e il trasporto delle ceneri in Ecuador e in Spagna dove la donna era domiciliata. I parenti si sono opposti. La cremazione non rientra nella loro cultura, il desiderio di avere vicino una tomba era troppo forte. Certamente le spese erano diverse, alte per il trasporto delle salme, meno per la cremazione. Alla fine la generosità di molti ha permesso il trasporto, rispettando il loro desiderio. Anch’io alla fine ho approvato questa soluzione, onerosa, ma rispettosa del loro modo di vivere un lutto. Mi è infatti sembrato che privati di una tomba secondo il loro modo di onorare e ricordare i morti era sottoporli ad una seconda disgrazia e non consentire loro una elaborazione del lutto che permettesse di riprendere la vita con coraggio e un po’ più di serenità di quella non goduta in queste feste natalizie.
Certamente quando nei prossimi anni vedremo degli ecuadoriani a suonare fuori dai nostri supermercati ci ricorderemo di questi tristi momenti e, spero, continueremo a essere generosi con loro.

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