domenica, luglio 16, 2006

 

Amor di patria

Etic(hett)a da "il c@ffè", 16 luglio 2006

I mondiali di calcio sono terminati. Se avessimo bisogno di nuove prove, per convincerci che anche da noi si vive in una società multi etnica, ci basterebbe la seguente: dopo ogni partita dei mondiali, nel mio quartiere, si sentivano i clacson delle auto dei supporter della nazione vincente. Solo quando ha perso la Svizzera i clacson sono rimasti muti. Altrimenti francesi, germanici, portoghesi, soprattutto italiani si sono fatti vivi per festeggiare la propria nazionale vittoriosa.
Tutto questo è bello, sopportabile, forse un po' pericoloso non tanto per le orecchie, ma per i pedoni. Ed è stato tragico per chi ha agito tanto sventatamente da perdere la vita. Anche una testimonianza d'amore per la terra d'origine, rappresentata dalla squadra del cuore, avrebbe dovuto fare i calcoli col pericolo mortale. I giovani dovrebbero ricordare spesso quello che c’è scritto sui cartelli: "Pericolo di morte, non toccare i fili". Frase che ha molti significati: i fili pericolosi non sono solo quelli dell'alta tensione, ma anche il volante, il bicchiere d'alcool, la spregiudicatezza in montagna.
Ritornando ai mondiali, scrivevo che bisognava evitare lo sfacciato nazionalismo, pensiero condiviso dall'amico Mario Agliati che mi ha comunicato il suo consenso. Questo amore è così bello e ne ho avuto testimonianza recentemente benedicendo il matrimonio di una giovane ticinese che lavora nel sociale in Tanzania. Al termine della funzione il padre della sposa ha annunciato che, in onore alla figlia da tempo emigrata in quel paese, avremmo ascoltato il canto: “Sacra Terra del Ticino” che a lui e alla sua famiglia (sposa compresa) piaceva moltissimo. Fu un momento commovente.
L’amore alla patria, quando non è esagerato e accompagnato dal rispetto per tutte le altre patrie, è l’antidoto migliore al razzismo che é l’odio per la razza e la patria altrui.
Patria vuol dire “Terra dei padri”, e chi non ama il proprio padre e la sua (e propria ) terra?

lunedì, luglio 03, 2006

 

Nel pallone

Etic(hett)a da "il c@ffè", 2 luglio 2006

Non sono un fanatico di calcio, ma mi piace vedere qualche bella partita. Per questo ho guardato qualche match dei mondiali, specialmente quelli giocati dalla squadra Svizzera. Se, come tifoso, mi è rincresciuto per la sua eliminazione, come persona che cerca di ragionare, non lo sono più di quel tanto. Il motivo?... Perché così non abbiamo avuto la partita Svizzera-Italia. Quando si affida tutto l’onore nazionale ad una squadra di calcio, nasce un tifo esagerato e, dal tifo esagerato al razzismo, il passo è breve. Sul problema “tifo” ne abbiamo sentite delle belle in ambedue le nazioni. Da noi sono state emanate delle norme contro “i violenti dello stadio”, norme per la salvaguardia di tutti i veri sportivi che vogliono andare a godere delle partite di calcio e di hockey tranquillamente. Subito vi sono stati reclami, contestazioni e si è tirata in ballo anche la restrizione della libertà.
In Italia si è ventilata l’idea che, se quella nazionale dovesse vincere i mondiali, si dovrebbe dichiarare una sanatoria ad uno scandalo che coinvolge parecchie persone e squadre che sono direttamente interessate e attive in questi mondiali. Questo non è sport, è fanatismo senza principi etici. Inoltre, fra le persone implicate in detto scandalo, sono comparsi nomi che hanno avuto a che fare anche con squadre ticinesi. Da simili scandali, anche noi, non siamo stati esenti e qualche tragica conclusione la conosciamo. Ripeto, questo non è sport, è fanatismo che porta a violenze e a tragedie.

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