domenica, marzo 29, 2009

 

Liberi (?) pensatori

Ultimamente mi è capitato di leggere questa notizia: «L‘Associazione svizzera dei liberi “pensatori” va raccogliendo fondi per foderare alcuni bus con scritte atee, come già avviene in Gran Bretagna». Una campagna in favore dell’ateismo, spiegano, perché infastiditi dal crescente marketing religioso. Meno assolutisti di chi crede (il loro slogan inizia infatti con un probabilmente), ma invadenti, e forse intolleranti, quanto chi ha la presunzione della verità. Questa iniziativa mi preoccupa come mi piacerebbe se i bus venissero tappezzati di preghiere e giaculatorie. Personalmente sono sempre stato una persona che ha cercato il dialogo, anche con i dubbiosi e non credenti, e mi hanno sempre dato fastidio tutte le manifestazioni di intolleranza religiosa. Per esempio, certi cartelloni che si sono visti anche sulle nostre strade, con delle frasi bibliche, opera certamente di gruppi religiosi tradizionalisti. Ma il tappezzare i bus di frasi atee o che mettono in dubbio la credenza dei cittadini, mi sembra una forzatura e una violenza non da poco. Le proprie idee religiose, che pur hanno il diritto di essere manifestate personalmente e socialmente, devono rimanere entro i confini della libertà di ciascuno di noi, che finisce quando inizia la libertà di un altro. Il mettere in dubbio i principi religiosi, specialmente rispetto ai giovani che sono in un periodo di ricerca, mi sembra una forzatura fuori posto. Non è attraverso degli spot pubblicitari che si aiuta la gente a pensare, ma attraverso il confronto ed il dialogo. Ho scritto una “Vita di Gesù per chi dubita e non crede”. In questi giorni uscirà un secondo libro sulle sue parabole con un’attenzione particolare sempre per i dubbiosi e i non credenti, e più volte mi sono trovato a discutere con persone con un credo diverso dal mio o senza nessun credo. E mi sono sempre arricchito delle loro idee, mentre mi hanno sempre dato fastidio coloro che ritengono di avere la verità in tasca, sia una verità religiosa, sia una verità così detta atea. Nel rispetto reciproco mi auguro che sui bus e fuori dai bus, dappertutto nasca il fiore della comprensione e della tolleranza fraterna e del rispetto religioso.

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domenica, marzo 22, 2009

 

Attualizzare la Quaresima

Su uno degli ultimi numeri di Ticino 7 ho letto un interessante articolo di Francesca Regotti che, partendo da uno scritto di Giordano Bruno "La cena delle ceneri", parla del digiuno e del silenzio: «Digiuno e silenzio camminano accanto come fratelli perché hanno una madre comune che è la bocca. È lì che si incontrano infatti, il cibo che entra nel corpo e la parola che ne esce. I medesimi organi che presiedono alla ingestione del cibo bocca, denti, lingua, vedono sorvegliano le parole in uscita. Golosità e verbosità sono sorelle avendo in comune il luogo e l’organo di origine».
Questo scritto, vero pensiero Quaresimale, dovrebbe spronarci, durante questo periodo in preparazione alla Pasqua al corretto uso dell’alimentazione e a un rispetto più profondo del silenzio. Corretto uso dell’alimentazione, perché questa sia innanzitutto sana, in secondo luogo controllata. Il bere e il mangiare troppo non sono soltanto un pericolo della salute fisica, lo è anche per la salute sociale. In un mondo dove molta gente muore di fame e di sete il non sapersi controllare nel cibo e nella bevanda è un profondo segno di ingiustizia. Ma anche il silenzio dovrebbe essere una ginnastica molto più esercitata da tante persone.
Quel bel detto: «Un bel silenzio non fu mai scritto», ci ricorda che tante volte il saper tacere è segno di saggezza, il non rispondere è segno di prudenza. A questi due esercizi per la Quaresima ne aggiungerei un terzo: il controllo dell’occhio davanti alla televisione. Meno televisione e più conversazione. Personalmente ho grossa difficoltà di accettare che durante un pranzo ed una cena si abbia il video aperto e la gente, mentre trangugia il cibo invece di discutere fra loro tendono occhio e orecchio a quello che parte da quel sacro tabernacolo che si chiama televisore.
Non voglio demonizzare questo mezzo di comunicazione, ma avendo fatto per 45 anni scuola negli istituti superiori del Cantone, in questo lungo lasso di tempo mi sono accorto, quanto gli studenti sono diventati più poveri nello scrivere e nel parlare. Ho paura che fra qualche anno ci accorgeremo di un calo di capacità scrittorie ed oratorie, proprio perché al posto della lettura ha preso il sopravvento la televisione.

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domenica, marzo 15, 2009

 

A Cesare quel ch'è di Cesare

Ultimamente ho letto, su un nostro quotidiano, un pensiero del Premio Nobel per l’economia Maurice Allais in merito ai paradisi fiscali. Allais dice: “Troppe imposte uccidono l’imposta. Succede quando si spingono gli individui a esportare clandestinamente i loro capitali per non essere più soggetti ad una eccessiva pressione fiscale”. Questo economista forse ha ragione. Nei paesi dove c’è troppa pressione fiscale nasce la tentazione di esportare i propri capitali, per pagare meno imposte. Ma io credo che il suo pensiero debba essere completato dicendo che la mania di esportare i capitali nasce anche dall’assenza di un concetto etico, la stessa mancanza che spinge alcune persone a far di tutto pur di non pagare le imposte. E sono magari le stesse che si lamentano se lo Stato non offre tutti i servizi necessari per la salute, se il Municipio non sgombra immediatamente le strade dalla neve, se il Cantone non sussidia determinate attività. Costoro non pensano che proprio l’evasione fiscale, della quale sono attori e sostenitori, toglie allo Stato i mezzi per intervenire. Ricordo che durante una cerimonia penitenziale, suggerendo un esame di coscienza, avevo posto questo interrogativo: “Paghi regolarmente le tue imposte o nascondi i tuoi soldi per evadere il fisco?”. Al termine della funzione qualcuno mi ha chiesto: “Ma non sarà mica peccato frodare il fisco!”. La mia risposta è stata precisa: “Lei ha usato una parola che contiene già il senso del peccato”. “Frodare”, cioè ingannare o rubare. Non si ruba soltanto ai singoli, si ruba anche alla comunità. Forse qualcuno mi domanderà, ma perché un’etic(hett)a sul dovere etico di non frodare il fisco? Perché oggi si parla molto delle difficoltà in cui si trovano le banche. Si parla parecchio del segreto bancario svizzero e si cercano aiuti per salvare le banche e ragioni per difendere il segreto bancario. Questi sforzi saranno anche testimonianza dell’attaccamento che abbiamo per il nostro paese e per i suoi istituti economici, ma non dimentichiamo il principio etico che non deve fare delle banche i tesori, gli scrigni nascosti della nostra avarizia e del nostro egoismo.

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domenica, marzo 08, 2009

 

Valore della famiglia

Nella mia Comunità vi è un bel gruppo di giovani coppie che animano i corsi in preparazione al sacramento del matrimonio. Quest’anno, oltre all’impegno di coordinare i vari gruppi nei tre corsi programmati, hanno deciso di impegnarsi a continuare la formazione dei neo-sposi con tre serate. La proposta risponde ad una richiesta insistente di quelle coppie che si interrogano sul loro vivere quotidiano. Le serate sono però aperte ad un pubblico più vasto, che ha a cuore la vita di coppia.
La prima conferenza, prevista il prossimo 10 marzo, sarà tenuta da don Sergio Chiesa. Più volte relatore in Ticino, don Chiesa è persona di indubbia competenza nel campo dell’educazione dei figli e degli adolescenti. Parlerà sul tema: “Figli: una risorsa o un problema per la coppia?”.
La seconda serata, che si terrà il 17 marzo, avrà per ospite una personalità di fama internazionale, la professoressa Giovannella Nasta Stropeni, psicologa e psicoterapeuta in sessuologia clinica. La signora Nasta parlerà sull’argomento: “Cosa unisce, cosa divide la coppia?”.
Infine la terza serata, prevista il 24 marzo, sarà dedicata ad una tavola rotonda alla presenza di tre coppie che offriranno al pubblico il loro “vivere quotidiano in coppia”, con la moderazione di Padre Callisto Caldelari e di Danilo Boggini.
Le serate avranno inizio alle 20.30 a Spazio Aperto, saranno gratuite e aperte a tutti gli interessati.
Se segnalo questi incontri non è per propaganda, ma perché da anni credo nel valore della coppia e della famiglia, valore che da qualche tempo viene sfacciatamente minato dai più deteriori modelli che presentano ai mezzi di comunicazione (per fortuna non nostrani) le loro scorribande amorose come conquiste di libertà e lotta contro la monotonia.

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domenica, marzo 01, 2009

 

Tempo di Quaresima

È iniziata la Quaresima. Quasi si impone un’etic(hett)a di carattere religioso, soprattutto in un cantone come questo, dove non avrei mai pensato che l’organo legislativo trovasse quattro ore di tempo per discutere su questioni religiose. Avete già intuito? Si tratta della discussione in Gran consiglio sulla proibizione di costruire minareti. Ma forse non è stata una discussione sul tema religioso, la vera problematica era un’altra: l’accettazione o meno dello straniero e dei suoi simboli, della sua identità; l’accoglienza o meno delle idee diverse che per alcuni sono un inquinamento della nostra cultura, per altri sono un arricchimento, o per lo meno un confronto. Infatti i deputati non si sono divisi secondo le loro convinzioni religiose, ma secondo le loro idee politiche. Chi è per l’accettazione dello straniero e per chi vuole - se non cacciarlo a casa - almeno tenerlo strettamente a bada perché, potrebbe nuocere. Ecco perché la volontà di proibire i minareti è sorta dalla dichiarata e occulta destra e di altri di partiti. Non avrei avuto dubbio di come votare, anche perché con gli islamici nel canton Ticino ho sempre avuto degli ottimi rapporti. Ricordo in particolare due momenti: una notte di Natale, un’ora prima della celebrazione Eucaristica di mezzanotte, quattro signore davanti a tutta l’assemblea già riunita in Chiesa, hanno discusso sul senso del Natale, e fra queste ve n’era una di fede islamica che ha parlato della presenza di Maria nel Corano, l’unica donna citata in quel libro religioso.
In un’altra occasione, sempre nella mia chiesa, si è parlato del “Magnificat”, e anche allora una parte di quello stupendo inno è stato commentato da una donna islamica.
“Dobbiamo cercare ciò che ci unisce e non ciò che ci divide”, diceva Giovanni XXIII, e quello che ci unisce con l’Islam è il monoteismo. Abbiamo le stesse radici nel patriarca Abramo; dobbiamo quindi vivere insieme come fratelli, e se c’è una lotta da fare non è sui simboli religiosi, ma è contro il materialismo, la segregazione razziale, la lotta contro il diverso. Ecco perché quattro ore di discussione nel nostro legislativo, con un risultato più che consolante che permette, ai musulmani se ce ne fosse bisogno di costruire accanto alle loro Moschee il segno della loro presenza, è stato un momento in cui non lo spirito religioso, ma lo spirito di tolleranza ha trionfato.

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