domenica, gennaio 30, 2011

 

Ricordo di Gandhi

Il 30 gennaio 1948 cadeva sotto il fuoco assassino Mohandas Gandhi.
Lo chiamavano Mahatma, la grande anima.
Le folle andarono a intingere pezzuole nel suo sangue come nel sangue di un martire cristiano. Sull'urna delle sue ceneri i capi dell'India, diventata indipendente anche grazie a lui, fecero incidere la parola DIO.
Fu un autentico indù, un mistico orientale, un apostolo della non violenza. Si sforzò di rendere meno penosa l'esistenza degli umili e degli oppressi; di rendere gli uomini buoni, perché nella bontà e nella verità trovassero un'esistenza più serena. Spinse i suoi connazionali a credere in colui che chiamava il "Verbo Supremo" e così toglierli dal "deserto dell'ateismo".
Grande la sua ammirazione per la morale cristiana, ma più grande il suo dispiacere perché i cristiani la trasgrediscono troppo facilmente, tanto da esprimersi con una frase famosa: "Mi farei cristiano anch'io se i cristiani fossero tali tutti i giorni". Conosceva il "Discorso della montagna" e cercava di metterlo in pratica. Non per nulla dopo un anno di carcere (marzo 1922 - febbraio 1923), passato a leggere anche il Nuovo Testamento, proclamò che le Beatitudini del Vangelo erano le pagine più belle che egli avesse mai conosciute.
Gandhi non solo conobbe, ma visse quelle pagine e - con l'esempio - le insegnò agli altri; infatti fu uno che a tutti indicò la via dello spirito come strada che conduce alla pace interiore e alla pace fra le nazioni.
Molti cristiani si rifanno a lui come ad un nuovo San Francesco d'Assisi perciò, se non apparteneva a nessuna Chiesa, è stato certamente cittadino del Regno di Dio.
Quel giorno che si farà un calendario con i nomi di tutti i "grandi nello spirito", il 30 gennaio dovrebbe essere a lui dedicato, perché Gandhi è stato un grande maestro di umanità e spiritualità che merita di essere annoverato fra quelli che Gesù ha chiamato beati, perché povero nello spirito, operatore di pace, perseguitato.

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lunedì, gennaio 24, 2011

 

Poesia a me molto cara




    VALORE


Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca.


Considero valore il regno minerale, l'assemblea delle stelle.


Considero valore il vino finchè dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano.


Considero valore quello che domani non varrà più niente
e quello che oggi vale ancora poco.


Considero valore tutte le ferite.


Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere
in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi,
provare gratitudine senza ricordare di che.


Considero valore sapere in una stanza dov'è il nord,
qual è il nome del vento che sta asciugando il bucato.


Considero valore il viaggio del vagabondo, la clausura della monaca,
la pazienza del condannato, qualunque colpa sia.


Considero valore l'uso del verbo amare e l'ipotesi che esista un creatore.


Molti di questi valori non ho conosciuto.


Erri De Luca 2002

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domenica, gennaio 23, 2011

 

Arte nella chiesa


Presepio Bellini
Presepio Bellini
Ho promesso nell'ultima etic(hett)a di parlarvi di un presepe donato alla Comunità del Sacro Cuore, opera dello scultore Paolo Bellini. Si tratta di una Sacra Famiglia in grandezza naturale, in ferro, attualmente esposta nel "Percorso presepi", che chiuderà domenica 30 gennaio con la premiazione del concorso organizzato dal Giornale del popolo (ore 15.30 e non alle ore 16.00 come pubblicato nell'ultima etic(hett)a). Non che voglia ritornare sul tema presepi, ma vorrei spendere due parole su un altro tema, quello dell'arte in chiesa. E quando parlo di arte, non intendo solo parlare di architettura, scultura e pittura, ma anche di altre arti delle quali accenno in conclusione. Quando ero giovane, nel campo dell'architettura sacra vigevano ancora canoni antiquati, le chiese costruite negli anni pre Concilio Vaticano II ricalcavano modelli piuttosto vecchi. Una delle poche eccezioni fu la chiesa del Sacro Cuore a Bellinzona nella quale, il giovane architetto Rino Tami, pur stando alle regole della francescana semplicità, volle dare un tocco di novità. Nel campo della pittura si ricopiavano immaginette raffiguranti romantiche devozioni. Chi tentava strade diverse veniva dileggiato, vedi Guido Gonzato. Anche la scultura sacra era negletta per paura dell'ostracismo chiesastico, come capitò a un crocefisso di Remo Rossi che, espulso da una chiesa fu messo su una tomba. Oggi, per non citare altri artisti, per l'architettura ricordo solo Mario Botta, per la pittura (soprattutto per le vetrate) Fra Roberto, per la scultura la citata opera di Paolo Bellini. Anche la musica ha fatto passi avanti, anche se una seria musica sacra moderna (vedi Stravinskij) da noi non ha ancora ampia cittadinanza. Ma quando entreranno nelle chiese la poesia, le arti visive, il teatro (ovvero sacre rappresentazioni) non dico in funzioni liturgiche, ma almeno in momenti comunitari di spiritualità? Qualche tentativo esiste, ma non ancora sufficientemente apprezzato e generalizzato. E poi ci si lamenta che le funzioni religiose sono ripetitive, noiose e poco frequentate.

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domenica, gennaio 16, 2011

 

Universale

Anche se le feste natalizie sono passate, continuano a suscitare interesse i presepi esposti nella chiesa del Sacro Cuore di Bellinzona, nella quale domenica 30 gennaio alle ore 16.00 vi sarà la premiazione del "Concorso presepi" organizzato dal Giornale del Popolo. Dopo quella data anche la rassegna bellinzonese sarà chiusa.
Perché tanto interesse da muovere persone da tutto il Ticino e dalla vicina Italia a visitarla? Potremmo rispondere con una frase gastronomica: ce n'è per tutti i gusti. Dai presepi costruiti da adulti, a presepi allestiti da bambini, presepi molto grandi o piccolissimi, presepi tradizionali e presepi polemici. Fra questi vorrei ricordare quello che mette a confronto un'accozzaglia di Babbi Natale con un'ordinata processione di pastori a Gesù Bambino, o quello in cui viene ricordato il tentativo di esclusione del "diverso", il pellerossa straniero o la pecora nera, ai quali si tenta di impedire l'accesso alla culla del neonato. Ma vi sono anche i presepi che rappresentano ambienti locali ricostruiti con precisione, uno in Toscana e uno a Bellinzona con la vecchia strada acciottolata e la Piazza del Sole con il castello. Il primo presepe a sinistra entrando in chiesa è di profondo significato: il confronto della caotica e violenta città dell'uomo con la serena e pacifica città di Dio (Betlemme), seguito da un presepe molto fine che porta il titolo: "la Sacra famiglia tra le nostre famiglie". Due presepi sono di artigiani locali, scolpiti in legno. Un altro, "Gesù nasce in tutti i continenti" è opera dei ragazzi che frequentano il catechismo continuato della nostra Comunità. Infine vi è un grande gruppo, una scultura regalata da un artista ticinese sulla quale mi soffermerò nella prossima etic(hett)a.
Qualcuno potrà chiedersi: perché nella chiesa del Sacro Cuore i presepi rimangono esposti anche dopo l'Epifania mentre nelle altre chiese vale il detto "l'Epifania tutte le feste (ed anche i presepi) le porta via?". Per permettere anche a chi durante le feste natalizie è andato in vacanza (specie famiglie immigrate) di poterli ammirare e perché diversi catechisti, delle scuole cittadine, possano fare una lezione di religione davanti ai presepi.

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domenica, gennaio 09, 2011

 

PROVERBI

Qualcuno dice che iniziare l'anno con dei proverbi porta fortuna; crediamogli. Ci sono dei proverbi antichi che sono passati nel proverbiale dimenticatoio, quasi fosse la loro casa naturale. Quest'oggi vorrei farli uscire per offrirli alla nostra riflessione. Eccone alcuni: Nell'ora della prova la ricchezza è inutile, mentre l'onestà può salvare anche dalla morte./ Disprezzare il prossimo è da insensati, è più ragionevole saper tacere./ Chi vuole imparare ama i consigli; chi odia i rimproveri diventa stupido./ Lo stolto manifesta subito la sua rabbia, ma chi ignora un insulto si mostra accorto./ L'indolente non arriva ad arrostir la preda: la persona laboriosa rappresenta una fortuna./ Controlla la tua lingua e proteggerai la tua vita; chi parla senza freno si prepara la rovina./ C'è chi fa il ricco e non ha nulla; c'è chi fa il povero e possiede ricchezze./ La ricchezza rubata svanisce d'un soffio, ma chi ammassa piano piano si arricchisce./ Una speranza che non si realizza fa soffrire; un desiderio che si adempie da gioia di vivere./ La sapienza dell'uomo prudente sta nel riflettere prima di agire; la stoltezza degli sciocchi sta nell'inganno./ Uno sguardo sereno dà gioia profonda; una buona notizia ridona forza./ Chi ascolta consigli salutari può considerarsi saggio; chi rifiuta l'educazione disprezza se stesso; chi ascolta gli insegnamenti acquista buon senso./ Prima della rovina c'è la superbia; prima della caduta c'è l'arroganza./ Chi strizza l'occhio progetta inganni; chi stringe le labbra ha già commesso il male./ Chi è paziente è più di un eroe: chi domina se stesso è più di un conquistatore./ Si gettano i dadi nel bussolotto, ma la decisione dipende tutta dal Signore./ Meglio un piatto di verdura a una tavola di amici, che un bue grasso alla tavola di nemici./ Meglio un pezzo di pane secco in tranquillità, che una casa dove si fanno banchetti con litigi./ Un regalo è come una bacchetta magica, dovunque ottiene quel che si vuole./ A chi dà bustarelle si spalanca ogni porta, introdotto alla presenza dei potenti./ Chi disprezza, compera./ Chi compera dice sempre: "robaccia, robaccia"; ma quando se ne va è contento di aver fatto un affare./ Cantare allegre canzoni ad uno che soffre è come togliergli il mantello in un giorno di freddo./ Acqua fresca per una gola assetata è una buona notizia da un paese lontano./ Anche se pesti lo stolto nel mortaio in mezzo ai grani, da lui la stoltezza non si stacca mai.
Ognuno legga, mediti, scelga e ne faccia tesoro per l'anno nuovo.

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