domenica, ottobre 25, 2009

 

Campanili e minareti

Imitando il mio dirimpettaio di destra (per chi legge il giornale) l’amico direttore Gio Rezzonico, voglio raccontarvi di un bellissimo viaggio fatto con un gruppo in Andalusia.
Il nostro intento era quello di approfondire i rapporti fra islamismo e cristianesimo. Perciò durante tutta la settimana abbiamo letto i passi della Bibbia con quelli rispettivi del Corano mentre visitavamo le antiche moschee trasformate in cattedrali. Abbiamo ammirato ed anche ringraziato i re spagnoli che, quando hanno riconquistato quel territorio in mano agli arabi, non hanno distrutto monumenti di immenso valore artistico, ma li hanno conservati nella loro funzione di casa del Signore; che questi venga poi chiamato Dio-Padre o Allà, per Lui, credo, sia cosa di minore importanza.
Nello studio della Bibbia e del Corano le figure più importanti che abbiamo incontrato sono Adamo il progenitore, (il testo islamico non nomina mai Eva), Noé il salvato, Abramo con il primogenito Ismaele (e non Isacco come per gli ebrei e i cristiani), e Mosé. Quel testo base per i mussulmani è stato dettato direttamente da Dio, è quindi considerato il “Verbo” per eccellenza, occupando quella posizione che nel cristianesimo è propria di Gesù. La figura più affascinante del Nuovo Testamento è Maria, la Madre di Gesù, l’unica donna nominata nel Corano. Gesù stesso occupa un posto importante in quel libro, anche se viene rigettata con orrore (per il noto stretto monoteismo islamico) la sua figliolanza divina.
Ho iniziato a parlare del viaggio, mi sono soffermato a descriverne lo scopo. Tutto ciò è voluto perché, se il turismo è bello, il dare allo stesso degli scopi culturali, in questo caso anche religiosi, è intelligente. I nostri viaggi hanno sempre simili scopi: vengono perciò preparati e poi - al ritorno - verificati. Per la Spagna abbiamo dedicato due viaggi a San Giacomo di Compostela visitando il nord della nazione. Il centro l’abbiamo visitato seguendo la vita di Santa Teresa D’Avila, il sud come vi ho detto, interessandoci di Bibbia e Corano. I viaggi se sono intelligenti, arricchiscono culturalmente, altrimenti alleggeriscono solo il portafoglio.
Va senza dire che nel sottofondo dei nostri pensieri, durante la permanenza in Spagna, vi era la prossima votazione sui minareti. In queste moschee-cattedrali il minareto, immurato alla base, fu poi trasformato in campanile, evidentemente un gruppo che s’interessa di Bibbia e di Corano non aveva idee proibizioniste.

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domenica, ottobre 18, 2009

 

Missio

Oggi nella Chiesa cattolica si celebra la Domenica missionaria. Un tempo era forse più sentita, nelle parrocchie si invitava un missionario o un ex missionario che parlava delle sue avventure con i “negretti” e raccomandava generosa offerta per la sua missione. Nella predicazione si insisteva sul dovere della Chiesa di portare il Vangelo in terre lontane. Oggi si fa una manifestazione diocesana, improntata più alla sensibilizzazione che non alla propaganda, comunque la festa offre qualche riflessione. Anni fa, partivano anche dai nostri paesi dei missionari che andavano in Africa, in Asia a portare il Vangelo perché in quelle regioni si trattava di impiantare una Chiesa e di offrire i necessari sacerdoti per l’evangelizzazione. Oggi di missionari non ne partono quasi più, per la scarsezza delle vocazioni. Arrivano piuttosto dei sacerdoti di colore dalle terre africane per aiutare i nostri sacerdoti ormai pochi ed anziani. Si sono invertite le parti. Se una volta si aiutavano i “negretti” e si offriva loro una religione diversa da quella dei loro padri, oggi sono i sacerdoti di colore che vengono nei nostri paesi per aiutarci a vivere la nostra religione; arrivano ricchi di una cultura, iscritti nelle nostre facoltà teologiche e ben lontani da essere i discendenti di quelle persone analfabete che gli antichi missionari raccoglievano nelle loro scuole in capanne. Hanno dei titoli e approfondiscono studi con i nostri seminaristi.
Ma vi è un altro problema: sta prendendo piede una teologia delle varie religioni che cerca di dimostrare come tutte le religioni portano a Dio. Con questo non si vuol negare la validità né del cristianesimo né delle sue missioni, ma si vuol riflettere su un certo tipo di missionarietà non rispettoso delle tradizioni e degli usi di altri popoli.
Noi sappiamo che la Chiesa, nei secoli, più volte ha imposto il Vangelo entrando in contraddizione con lo stesso messaggio, che è messaggio di libertà. Oggi la stessa Chiesa si interroga e, pur proponendo il suo messaggio a tutti i popoli, è molto più restia ad usare dei mezzi che abbiano soltanto l’ombra della coercizione. Infine ci chiediamo come mai, dopo tanti anni di missione, in certe terre esiste ancora una estrema povertà e ci sono guerre tribali; forse perché la predicazione del Vangelo non è andata a pari passo con la realizzazione di una giustizia sociale.

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domenica, ottobre 11, 2009

 

Molti pochi fanno assai

Quest’estate ho passato qualche settimana di vacanza sui monti di Daro, dove ci sono una sessantina di casette immerse nel verde, quasi tutte circondate da prati molto ben tenuti. Quella gente, dopo aver fatto il “miracolo” di costruire la strada carrozzabile al posto della vecchia tutta buchi e sassi, frequenta con regolarità quei monti. Per alcuni queste casette sono diventate una seconda dimora. Ma attorno a queste abitazioni ben curate, ai prati verdi che somigliano a giardini, ci sono dei boschi molto trasandati. Il terreno è tutto ricoperto di foglie che si ammassano da anni, di legname che nessuno raccoglie. In questa situazione prolificano gli animali selvatici: cinghiali, che poi vanno a rovinare i prati, cervi e caprioli che durante l’estate sono in alta montagna, ma in autunno ed in inverno scendono verso il piano, fino a lambire la città di Bellinzona. Peccato per i boschi mal curati, per la legna sprecata, per i sentieri che sono praticamente scomparsi. Il Cantone si è dato una legge per la salvaguardia dei boschi due o tre anni fa. In quell’ambiente non sembra che sia stata osservata. Calando la produzione del petrolio, con un prezzo che va alle stelle, bisognerebbe pensare all’uso del legname per i riscaldamenti. Ma questo comporta parecchio lavoro: raccolta nei boschi di alberi stroncati, tagli di legna da accatastare poi con cura per farla seccare così da non affumicare i camini e ingombrare le caldaie.
Mi direte: ma perché parla dei boschi? Prima di tutto per il contrasto osservato. In secondo luogo, come francescano, amo la natura e, anche se Francesco che abbiamo festeggiato domenica scorsa, non ha composto una strofa a “fratello bosco”, negli stessi della sua verde Umbria, saltellava cantando e proclamandosi araldo del gran re. Re della natura, del verde, oggi diremmo noi araldo dell’ecologia.
Giorni or sono, ho letto su un quotidiano una diatriba tra Pro-natura Ticino e Federlegno in merito ai boschi. Quell’articolo, ben scritto, terminava con il seguente augurio: “È meglio affrontare le sfide assieme invece di dare la colpa di tutti i mali sempre agli altri e quindi chiudersi al dialogo”. Mi auguro che le due benemerite Associazioni veramente dialoghino, non solo per la salvaguardia dei boschi, ma per un’opera di sensibilizzazione e prevenzione in favore di tutta la popolazione.

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domenica, ottobre 04, 2009

 

San Francesco, ancor oggi affascinante.

Oggi, 4 ottobre, si celebra la festa di San Francesco d’Assisi. Giò Rezzonico, ultimamente sul suo settimanale "Il Caffè", ha parlato di Assisi e di una visita che abbiamo fatto assieme, in questa città Umbra, con alcuni industriali svizzeri. Mi era stato chiesto di fare da guida e l’ho fatto volentieri.
Qualcuno potrà chiedere: che fascino può avere per degli industriali la città di Francesco?
Evidentemente Francesco d’Assisi è un santo universale, riconosciuto come uomo importante da tutte le religioni e, perché no, da tutte le professioni. Ritengo che in questo momento di crisi economica possa esercitare un fascino particolare per chi si dedica all’industria e all’economia. Francesco è un santo essenziale, nella sua vita ha saputo mettere su una scala ben ordinata i valori profondi che l’uomo deve coltivare: in alto lo spirito, a mezza scala l’uomo con tutte le sue esigenze, in basso i beni materiali che possono soddisfare queste esigenze. Francesco non disprezza nessuno, accoglie tutti; egli stesso aveva percorso i vari strati della vita sociale. Figlio di mercanti, aveva esercitato questa professione paterna anche se le visioni di molti poveri e mendicanti lo portarono a devolvere loro una parte dei proventi della vendita di stoffe. Tentò l’avventura della guerra, per diventare un nobile, ma anche quel momento fu di breve durata perché la visione di Spoleto gli fece comprendere che era più importante servire “Il Signore” che non “i signori”, soprattutto se armati. Infine Francesco si dedicò a Dio e a coloro che sono i più vicini rappresentanti di Dio: i poveri, gli ammalati, specie i lebbrosi. Attraverso questo servizio salì lentamente i vari gradini della scala sopra nominata per raggiungere un’alta spiritualità. Ecco perché io credo che anche nel mondo dell’economia, dell’industria e delle comunicazioni, oggi sia importante mantenere questa graduatoria, cioè interessarsi dello spirito, inteso anche come cultura, ma soprattutto come sincerità, verità e giustizia. È giusto interessarsi anche dei mezzi economici, insistendo perché siano equamente distribuiti e non diventino mezzi abbondanti per alcuni e insufficienti per altri. Ecco perché con Giò e i suoi amici abbiamo vissuto dei momenti di spiritualità secondo le varie religioni a cui queste persone appartengono, nonché momenti culturali, ammirando le stupende opere di architettura e di pittura che arricchiscono questa piccola città Umbra.

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