domenica, aprile 27, 2008

 

Politica


Terminato l’anno delle votazioni, (Cantonali, Nazionali, Comunali), speriamo che s’inizi a fare politica. Qualcuno mi dice: ma come, ancora più politica di quella che si è fatta in questi mesi? Ingenuo; è da tempo che non si fa politica, si fa solo propaganda partitica. Prendiamo le ultime votazioni; i singoli partiti, nei singoli comuni avranno fatto dei programmi politici, ma chi li ha presentati, chi li ha conosciuti? Per questo il popolo è deluso dai partiti e lo dimostra in tre modi:
La bassa partecipazione al voto. Se votare vuol dire eleggere Tizio piuttosto che Caio, e non sostenere un progetto politico, chi me lo fa fare?
L’aumento delle schede senza intestazione. La non fiducia nei partiti ha per conseguenza la non identificazione negli stessi.
L’aumento dei consensi ai “non partiti” come la Lega, che si dichiara “movimento” e che propone essenzialmente solo due temi populisti: diminuzione delle tasse, espulsione degli stranieri.
Senza parlare delle aberrazioni già denunciate, come la non accettazione della elezione democratica al Consiglio Federale di Eveline-Widmer-Schlumpf con la richiesta dell’espulsione dell’Esecutivo sostenuta anche dall’Udc ticinese, chiaro esempio di preferenza e sostegno al proprio partito piuttosto che alla politica nazionale.
Qualche spiraglio di luce c’è stato anche in queste ultime votazioni comunali. In alcuni comuni sono entrati diversi giovani specie nei legislativi. Auguri agli eletti, ci fate ancora sperare! Soprattutto se sarete capaci di collaborare con giovani consiglieri di altri partiti. Ho saputo - per esempio - che i giovani consiglieri Ppd e Plr di Bellinzona hanno brindato insieme la loro elezione. Buon inizio.

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domenica, aprile 20, 2008

 

In memoriam

Penso di non aver mai usato questa Etic(hett)a, che scrivo da dieci anni, per tessere un elogio funebre, ma questa volta non posso fare a meno di “elogiare” e ricordare Ivo Monighetti. Sono certo di far piacere a lui, pur così modesto, e a diverse centinaia di ex allievi per i quali fu un vero Maestro.
Arrivammo quasi insieme in Magistrale a Locarno, in un momento di fermenti. Erano da poco partiti Segre e Bottani, c’era Monighetti per la psicologia. Enrico Simona e Antonio Spadafora per la filosofia, Ferruccio Marcolli per la didattica. Feci subito amicizia con tutti, senza escludere altri colleghi, ma con Ivo trovai una consonanza e degli interessi comuni. Io prendevo il posto di quel catechista collaudato che si chiamava Don Ettore Gobbi. Venivo dal Liceo di Lugano dove successi a un altro catechista di lungo corso, Don Isidoro Marcionetti, e per qualche tempo tenni ambedue le sedi, spostandomi su e giù dal Ceneri, preparando programmi diversi.
E fu per quest’ultima ragione che Monighetti mi aiutò, perché in Magistrale volli proporre delle lezioni che, oltre alla religione, tenessero presente l’aspetto psicologico e didattico.
Facemmo delle lezioni insieme, ma soprattutto riuscimmo ad organizzare un seminario a Bigorio sulla “psicologia religiosa”, allora appena restaurato ed aperto.
Terminato il mio impegno a Locarno, l’amicizia con Ivo continuò e tutte le volte che c’incontravamo era festa. Per me fu un modello di scienza, un esempio di mitezza, ma anche di autorevolezza, presente con proposte sempre nuove in quella scuola che poi diresse per qualche anno.
Lo invitai a tenere delle conferenze a Spazio Aperto e ricordo che, in una conferenza, disse una grande verità: “L’istruzione prima che nella scuola la si riceve in famiglia; se questa stimola la cultura, la scuola non farà che aiutare a svilupparla; se la famiglia non si cura della cultura dei propri membri, la scuola potrà fare poco”.
Grazie Ivo di aver confermato una mia certezza che da anni sperimento, oltre che nel campo culturale, anche in quello religioso. Grazie.

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domenica, aprile 13, 2008

 

Guardando l'Italia

Anche se le urne non saranno ancora chiuse, anzi si saranno appena aperte quando qualche lettore leggerà queste righe, il mio amore per la nazione italiana, della quale mi sento figlio culturale, mi spinge a farle gli auguri affinché da questa elezione possa ricevere un governo forte e duraturo.
Purtroppo gli italiani devono votare con una legge che anche coloro che l’hanno proposta giudicano pessima. Ma speriamo che nel nuovo governo, maggioranza e opposizione, saranno capaci di accordarsi per una urgente riforma di detta legge.
Perché in Italia è così difficile trovare accordi tra i vari partiti ed è così facile il proliferare degli stessi? Perché - come diceva un loro leader d’infausta memoria - gli italiani sono un “popolo di geni, d’eroi e di santi”. Ora la genialità, l’eroicità, la santità sono doni personali, quindi è facile che chi li possiede, se non li unisce ad un grande spirito di socialità, di tolleranza anzi di collaborazione, arrischi di diventare un individualista.
Evidentemente l’individualismo mina gli effetti della genialità, non combina con l’eroicità, è la negazione della santità. Chi si crede un genio e giudica tutti gli altri ignoranti, chi si atteggia ad eroe e ritiene tutti gli altri dei pavidi, chi si auto-aureola santo e taccia gli altri da peccatori è un individualista pericoloso.
Ma sto parlando dell’Italia o di un partito svizzero (esistente anche nel Ticino) che è arrivato a chiedere la testa di un suo membro eletto democraticamente nel governo svizzero? Anche questo partito che si atteggia a genio della democrazia, ad eroico difensore delle istituzioni, quando queste le fanno comodo, a santo puro e duro del nazionalismo elvetico, dà prova di un individualismo disprezzabile.

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domenica, aprile 06, 2008

 

Dare a Cesare quel ch'è di Cesare

Mi ha letteralmente scioccato il risultato di un’inchiesta fatta da un nostro quotidiano (laRegione Ticino, 29.03.2008). Alla domanda: “L’iniziativa popolare della Lega chiede ulteriori sgravi fiscali. Sei d’accordo?”. Risposte: “sì” il 50% e “no” il 50%. Come giudicare questo risultato di parità? Pur dando a queste inchieste una considerazione relativa, il risultato preannuncerebbe una votazione tirata. Ma è l’aspetto sociale ed etico che mi preoccupa. Malgrado le difficoltà finanziarie nelle quali il Cantone versa, difficoltà che portano a tagli o perlomeno contenimenti, specie nel settore sociale ed educativo, ci sono cittadini che chiedono di pagare meno tasse. Saranno gli stessi che poi si lamenteranno se lo Stato non provvederà bene e subito ai loro bisogni personali. Inoltre, questi fedeli delle meno-tasse, non pensano che con gli sgravi verrebbero favoriti i ricchi che diventerebbero sempre più ricchi.
Perciò mi permetto di suggerire al Consiglio di Stato di pubblicare un bel manifesto sul quale mettere cosa dovrebbe tagliare e quali sussidi non verrebbero più erogati se passa questa iniziativa, in modo che tutta la popolazione si renda conto degli effetti devastanti della stessa. A nessuno piace pagare le tasse; a tutti piace essere prontamente serviti dallo Stato. Ma chi paga questi servizi? Il non pagarle è forse il primo indice di egoismo. Ma anche il richiedere diminuzioni è miopia sociale e politica. Il liberismo che propone queste diminuzioni sappiamo dove porta: officine di Bellinzona docent!
All’attuale Presidente del Governo On. Marco Borradori (innanzi tutto auguri per l’anno di maggiore impegno) l’invito a convincere i suoi capi-partito che non si può rappresentare nell’esecutivo un partito che toglie allo Stato i mezzi per agire.

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