domenica, agosto 30, 2009

 

La chiesa oggi

Non è un mistero per nessuno che nella Chiesa cattolica, almeno occidentale, vi sono delle difficoltà. Alla primavera conciliare non è seguita un’estate di raccolto, ma un autunno di venti alle volte gelidi. La difficoltà maggiore, a mio avviso, sta in questo fatto denunciato da Giovanni Kirschner in un suo libro dal titolo significativo: Il tempo dell’Esilio, parole che faccio mie in modo convinto:
“C’è stato un tempo, che sembra ormai lontano, in cui il cristianesimo in Europa, quindi anche da noi era la religione di tutti. Essere cristiano era un motivo di sicurezza e di prestigio sociale. Eri dalla parte della maggioranza, dalla parte del più forte. Oggi, lo sappiamo bene, non è più così. Da cristiani spesso ci sentiamo fuori posto, diversi, in minoranza. Quello in cui noi crediamo a molti dice poco o nulla, le nostre scelte vanno continuamente motivate e giustificate davanti ai nostri colleghi di lavoro, ai nostri vicini di casa, perfino davanti ai nostri figli che ci chiedono perché gli altri non fanno così”.

Considerazioni come questa sono ormai comuni, anche se spesso le Comunità cristiane fanno fatica a prendere atto della situazione e chiudono gli occhi davanti alla realtà, pensando così di difendersi da essa. L’azione pastorale delle Comunità deve aiutare a comprendere in tutti i suoi risvolti il passaggio dal regime di cristianità alla condizione di minoranza religiosa. Alla crisi della fede non si può che opporre una fede più limpida, più illuminata, più profonda e un’azione aggiornata attenta ai “segni dei tempi”.
I cristiani che prendono seriamente in considerazione questa situazione di “minorità”, saranno vaccinati da ogni tentazione di trionfalismo, anche se dovranno stare attenti ad altre tentazioni, quelle del vittimismo e quella dell’intolleranza verso chi non la pensa come loro.

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lunedì, agosto 24, 2009

 

Pensieri positivi

Anche se queste note sono poco lette e minimamente commentate, riprendo a riportare anche qui le mie Etich(ett)e del settimanale "il Caffè".
Non essendo, in questo periodo, capitato nulla di “etichettabile” riprendo il tema Chiesa. Nelle ultime puntate abbiamo parlato della crisi del cristianesimo in Europa e negli Stati Uniti, ma è giusto vedere anche i semi di bene, i motivi di speranza che pur esistono nel campo religioso. Ne accenno due: i movimenti moderni e le parrocchie vive. I movimenti riprendono esperienze già in atto nel medioevo quando iniziarono i così detti Terz’Ordini. Ora, come allora, ci si ispira ad un fondatore carismatico e si sviluppa una spiritualità forte ed uno spirito comunitario intenso. Sono delle vere scuole di formazione e, in quanto tali, curano molto l’istruzione religiosa dei propri membri e lo spirito comunitario che li unisce.
Le parrocchie vive non mancano, dove tutto non ruota attorno al parroco ma vi è una distribuzione di ruoli nei quali sono impegnate molte persone. La loro presenza è capillare sul territorio, prestano il loro servizio e fanno le loro proposte a tutti, sviluppando un grande spirito di missionarietà.
Dato che ambedue queste istituzioni spesso convivono sullo stesso territorio, è indispensabile che vi sia collaborazione. In merito ho un ricordo personale: diversi anni fa trovandomi per una settimana in un centro torinese dove era in vacanza il cardinale Michele Pellegrino - arcivescovo di Torino, uno dei più illustri padri conciliari - durante un pranzo, parlammo delle parrocchie e dei movimenti. Il cardinale mi disse che per la sua diocesi erano ambedue delle ricchezze, che dovevano lavorare insieme per diffondere il Vangelo; le parrocchie raggiungendo il massimo numero possibile di persone lontane con una grande apertura, i movimenti con un’opera formativa forte evitando però possibili chiusure. Ho sempre ritenuto che P. Michele (così lo chiamavano i suoi diocesani) avesse ragione. Solo attraverso questa collaborazione ci sarà un’azione incisiva di spiritualizzazione per una società come la nostra che ne ha immensamente bisogno. Questi semi di speranza sono destinati a crescere ed aumentare, se tutte e due le istituzioni citate riconoscono l’importanza reciproca e si sforzano di collaborare.

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