domenica, marzo 15, 2009

 

A Cesare quel ch'è di Cesare

Ultimamente ho letto, su un nostro quotidiano, un pensiero del Premio Nobel per l’economia Maurice Allais in merito ai paradisi fiscali. Allais dice: “Troppe imposte uccidono l’imposta. Succede quando si spingono gli individui a esportare clandestinamente i loro capitali per non essere più soggetti ad una eccessiva pressione fiscale”. Questo economista forse ha ragione. Nei paesi dove c’è troppa pressione fiscale nasce la tentazione di esportare i propri capitali, per pagare meno imposte. Ma io credo che il suo pensiero debba essere completato dicendo che la mania di esportare i capitali nasce anche dall’assenza di un concetto etico, la stessa mancanza che spinge alcune persone a far di tutto pur di non pagare le imposte. E sono magari le stesse che si lamentano se lo Stato non offre tutti i servizi necessari per la salute, se il Municipio non sgombra immediatamente le strade dalla neve, se il Cantone non sussidia determinate attività. Costoro non pensano che proprio l’evasione fiscale, della quale sono attori e sostenitori, toglie allo Stato i mezzi per intervenire. Ricordo che durante una cerimonia penitenziale, suggerendo un esame di coscienza, avevo posto questo interrogativo: “Paghi regolarmente le tue imposte o nascondi i tuoi soldi per evadere il fisco?”. Al termine della funzione qualcuno mi ha chiesto: “Ma non sarà mica peccato frodare il fisco!”. La mia risposta è stata precisa: “Lei ha usato una parola che contiene già il senso del peccato”. “Frodare”, cioè ingannare o rubare. Non si ruba soltanto ai singoli, si ruba anche alla comunità. Forse qualcuno mi domanderà, ma perché un’etic(hett)a sul dovere etico di non frodare il fisco? Perché oggi si parla molto delle difficoltà in cui si trovano le banche. Si parla parecchio del segreto bancario svizzero e si cercano aiuti per salvare le banche e ragioni per difendere il segreto bancario. Questi sforzi saranno anche testimonianza dell’attaccamento che abbiamo per il nostro paese e per i suoi istituti economici, ma non dimentichiamo il principio etico che non deve fare delle banche i tesori, gli scrigni nascosti della nostra avarizia e del nostro egoismo.

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