domenica, maggio 25, 2008
Politica e sport
L'ACB è tornata in A (preferisco la vecchia formula, agli inglesismi). Come tifoso, poco presente per altri impegni, specie domenicali, ne godo e formulo gli auguri di buona e lunga permanenza nella massima categoria.
Unica condizione perché la mia stima permanga e aumenti: nessuna violenza da parte dei tifosi. Se ci fosse chi sgarra, caro presidente Morelli, massima severità.In ciò la nostra squadra sia esempio per tutte le squadre svizzere; si lasci alle forze dell'ordine arginare i violenti che giungessero dove giocherà il Bellinzona.
M a dove giocherà? Dopo la partita dell'ascesa si è subito parlato di un campo cantonale o almeno regionale. Non sono competente per esprimermi in merito. Posso solo ripetere quello che molto saggiamente ha detto la nostra ministra delle Finanze, Laura Sadis. Questo desiderio è irrealizzabile se passa la votazione sugli sgravi fiscali. Ma quanti altri progetti nel campo educativo, sociale, culturale saranno irrealizzabili? Peggio ancora: quanti tagli in questi campi saranno necessari? Ho visto la lista di chi sostiene gli sgravi fiscali; oltre ai leghisti-populisti, fior di avvocati, professionisti, banchieri, tutta gente con i piedi ben al caldo. Non vi ho trovato operatori sociali, docenti, commesse, operai delle officine. E questo, per me, la dice lunga. Non ho trovato coloro che secondo i promotori dell'iniziativa lineare dovrebbero essere avvantaggiati. Ma ci prendete per ingenui? Sarà avvantaggiato chi ha di più, quindi dovrebbe pagare di più e vuole pagare di meno.
Questo modo di agire è antisociale e per me anticristiano, nonché - ritornando al tema iniziale - antisportivo. Quindi educatori, operatori culturali e sociali, sportivi, contrastate simile menzognera iniziativa. Dunque "Forza Bellinzona" ma anche "Forza socialità, forza educazione, forza cultura" e abbasso quell'egoismo che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Unica condizione perché la mia stima permanga e aumenti: nessuna violenza da parte dei tifosi. Se ci fosse chi sgarra, caro presidente Morelli, massima severità.In ciò la nostra squadra sia esempio per tutte le squadre svizzere; si lasci alle forze dell'ordine arginare i violenti che giungessero dove giocherà il Bellinzona.
M a dove giocherà? Dopo la partita dell'ascesa si è subito parlato di un campo cantonale o almeno regionale. Non sono competente per esprimermi in merito. Posso solo ripetere quello che molto saggiamente ha detto la nostra ministra delle Finanze, Laura Sadis. Questo desiderio è irrealizzabile se passa la votazione sugli sgravi fiscali. Ma quanti altri progetti nel campo educativo, sociale, culturale saranno irrealizzabili? Peggio ancora: quanti tagli in questi campi saranno necessari? Ho visto la lista di chi sostiene gli sgravi fiscali; oltre ai leghisti-populisti, fior di avvocati, professionisti, banchieri, tutta gente con i piedi ben al caldo. Non vi ho trovato operatori sociali, docenti, commesse, operai delle officine. E questo, per me, la dice lunga. Non ho trovato coloro che secondo i promotori dell'iniziativa lineare dovrebbero essere avvantaggiati. Ma ci prendete per ingenui? Sarà avvantaggiato chi ha di più, quindi dovrebbe pagare di più e vuole pagare di meno.
Questo modo di agire è antisociale e per me anticristiano, nonché - ritornando al tema iniziale - antisportivo. Quindi educatori, operatori culturali e sociali, sportivi, contrastate simile menzognera iniziativa. Dunque "Forza Bellinzona" ma anche "Forza socialità, forza educazione, forza cultura" e abbasso quell'egoismo che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.
Etichette: fiscalità, politica, sport
domenica, maggio 18, 2008
Passato e futuro sono legati, indissolubilmente.
Anche quest’anno, come ormai da tanti anni, per il lungo fine settimana di Pentecoste sono andato ad Assisi con un gruppo di coppie di cui l’anno precedente ho benedetto il matrimonio. Questo andare ad Assisi, per la festa dello Spirito Santo, mi ricorda San Francesco che proprio in quella festa radunava i suoi frati nei grandi capitoli per significare l’unità dell’Ordine nella diversità delle varie tendenze. Per me Assisi è una grande città ecumenica, dove ho vissuto delle bellissime esperienze, ambedue alle Carceri, il luogo sopra la città, dove Francesco si ritirava in preghiera e meditazione. Un anno, in quel luogo, trovammo il capo dei Musulmani italiani che ci chiese di poter partecipare alla celebrazione della nostra Messa; glielo accordammo e alla fine lui ringraziò Allah di quel momento di spiritualità e di comunione. Un altro anno, arrivati in una radura inserita in quel sacro luogo, trovammo tanta gente che assisteva ad una Messa ma, con nostra grande meraviglia, chi la celebrava, vestita dei paramenti sacri identici a quelli cattolici, era una donna. Si trattava di un gruppo anglicano che celebrava l’Eucaristia alla quale anche noi cattolici ticinesi ci siamo uniti. Quest’anno siamo partiti per Assisi dopo il funerale di un grande uomo ecumenico: Armin Schmocker. Perché grande uomo, quando alla maggioranza dei miei lettori questo nome non dice nulla? Armin era di Beatenberg nel Canton Berna, ma abitava da quasi cinquant’anni a Bellinzona. Di confessione evangelica ha fatto, per moltissimi anni, l’organista in due Chiese: quella protestante di viale Franscini e quella cattolica del Sacro Cuore. Da noi Armin, negli ultimi decenni, suonava a tutte le Messe domenicali, quindi un impegno di tre celebrazioni eucaristiche e lo faceva gratuitamente. Nelle feste principali si accostava all’Eucarestia e soleva dire che l’ecumenismo non va dichiarato ma realizzato attraverso i fatti. Era un uomo pratico, concreto, non troppo curante delle formule. Per lui, credere in Dio e servirlo nella liturgia, era l’impegno più ambito della sua vita. Perciò quando l’età (ottantotto anni) gli ha reso difficoltoso suonare l’organo, è entrato in una fase di tristezza che, in poche settimane, lo ha portato alla morte. Nelle due Chiese si sono fatte le onoranze funebri e le due Comunità si sono unite nel ringraziamento a questo uomo che ha dato una lezione di ecumenismo concreta, fattiva, dimenticando le divisioni teologiche e collaborando alle celebrazioni liturgiche. Grazie Armin.
Etichette: cooerenza, ecumenismo, ricordo
domenica, maggio 11, 2008
Antonio Rosmini in Ticino
Prossimamente a Lugano (Biblioteca Salita dei Frati, 20 maggio 2008), vi sarà un convegno su Antonio Rosmini. Molti dei miei lettori diranno: chi è costui? È un sacerdote di Rovereto (Trentino), nato nel 1797 e morto a Stresa (Lago Maggiore), ottimo filosofo e scrittore. Alcune sue opere sono state condannate dalla Chiesa cattolica che si è poi ricreduta e, nel novembre scorso, lo ha dichiarato beato, quindi un modello di vita cristiana, meritevole di venerazione.
Fra le opere condannate, poi riabilitate, la più famosa fu stampata a Lugano e porta il titolo, Le cinque piaghe della Chiesa. Le vogliamo enumerare, non solo per conoscere la Chiesa dei suoi tempi, ma perché possiamo constatare come - purtroppo - queste cinque piaghe non sono rimarginate.
- La divisione del popolo e del clero nel culto pubblico. Anche se ora le nostre assemblee sono più partecipate siano ancora lontani da celebrazioni vive e coinvolgenti.
- L’insufficiente educazione del clero inferiore. Teoricamente superata, praticamente ci sono troppi sacerdoti che parlano e scrivono in termini clericali, incomprensibili alla massa dei fedeli.
- La disunione dei vescovi. Anche oggi ci sono vescovi progressisti e vescovi conservatori ad oltranza. Il caso di Coira di qualche anno fa è significativo in merito.
- La nomina dei vescovi in mano al potere laicale. Rosmini era suddito dell’Imperatore d’Austria che aveva il potere di accettare o rifiutare dei candidati all’episcopato. Oggi da noi non è più così, forse si potrebbe dire “la nomina dei vescovi che parte dal potere centrale” (Roma) senza coinvolgere sufficientemente le diocesi che dovranno governare.
- La servitù dei beni ecclesiastici. Rosmini che fondò delle scuole a Locarno e ad Intragna, si trovò confrontato con le leggi di soppressione dei conventi da parte delle autorità governative ticinesi, che con i beni degli stessi, ritenevano di poter sollevare le misere finanze cantonali.
Da queste sparute notizie avrete già capito che questo sacerdote-filosofo agì nel Ticino e prese parte a fatti di casa nostra. Non per nulla Stefano Franscini lo stimava come educatore.
Fra le opere condannate, poi riabilitate, la più famosa fu stampata a Lugano e porta il titolo, Le cinque piaghe della Chiesa. Le vogliamo enumerare, non solo per conoscere la Chiesa dei suoi tempi, ma perché possiamo constatare come - purtroppo - queste cinque piaghe non sono rimarginate.
- La divisione del popolo e del clero nel culto pubblico. Anche se ora le nostre assemblee sono più partecipate siano ancora lontani da celebrazioni vive e coinvolgenti.
- L’insufficiente educazione del clero inferiore. Teoricamente superata, praticamente ci sono troppi sacerdoti che parlano e scrivono in termini clericali, incomprensibili alla massa dei fedeli.
- La disunione dei vescovi. Anche oggi ci sono vescovi progressisti e vescovi conservatori ad oltranza. Il caso di Coira di qualche anno fa è significativo in merito.
- La nomina dei vescovi in mano al potere laicale. Rosmini era suddito dell’Imperatore d’Austria che aveva il potere di accettare o rifiutare dei candidati all’episcopato. Oggi da noi non è più così, forse si potrebbe dire “la nomina dei vescovi che parte dal potere centrale” (Roma) senza coinvolgere sufficientemente le diocesi che dovranno governare.
- La servitù dei beni ecclesiastici. Rosmini che fondò delle scuole a Locarno e ad Intragna, si trovò confrontato con le leggi di soppressione dei conventi da parte delle autorità governative ticinesi, che con i beni degli stessi, ritenevano di poter sollevare le misere finanze cantonali.
Da queste sparute notizie avrete già capito che questo sacerdote-filosofo agì nel Ticino e prese parte a fatti di casa nostra. Non per nulla Stefano Franscini lo stimava come educatore.
Etichette: chiesa, filosofo, Rosmini
domenica, maggio 04, 2008
Perplessità
La settimana scorsa, trovandomi a Milano, ed avendo un po’ di tempo, ho potuto vedere in parte la cerimonia di ostensione delle reliquie di San Pio di Pietrelcina.
Non ne sono stato entusiasta; quel corpo con una maschera di silicone, proveniente da Londra, sotto un baldacchino sfarzoso, mi ha fatto rimpiangere la prima tomba del cappuccino fatta con un grosso masso, ma soprattutto la semplice e modesta tomba di S. Francesco in Assisi. Perché non imitare il Padre invece di dare al Figlio una sepoltura principesca?
E poi, tutta quella folla quasi in delirio con acclamazioni che lasciavano trasparire più entusiasmo esagerato che devozione. Interessante un lapsus del Vescovo locale che ha chiamato quei devoti “i clienti” di Padre Pio. Ora il “cliente” è colui che va a chiedere qualche cosa: che cosa se non grazie e favori? Infatti coloro che venivano interrogati erano quasi tutti graziati o, come dicevano loro, miracolati.
A San Giovanni Rotondo nei prossimi mesi si aspettano migliaia di pellegrini per la gioia dei bottegai locali che, alla domanda come andavano gli “affari”, rispondevano che speravano in una ripresa, dopo un momento di stanca.
Sono stato due volte a San Giovanni: appena morto Padre Pio, sono rimasto entusiasta di quella chiesetta cappuccina e di quella tomba nella cripta; il tutto ispirava semplicità francescana rispettosa della personalità di Padre Pio. Oggi tutto questo è scomparso per far posto ad una grandiosa basilica che sarà bella, perché opera di un architetto famoso, Renzo Piano, ma sfarzosa. Inoltre vi è un business commerciale destinato a crescere in questi mesi, ma poi?... Per fortuna vi è un grande ospedale voluto dal frate di Pietrelcina per guarire le malattie del corpo, mentre lui intercedeva presso Dio perché guarisse quelle dell’anima.
Scrivo questo perché è bene che si sappia che non tutti i confratelli di Padre Pio sono d’accordo con operazioni simili e speculazioni commerciali, anche se fatte in nome di un loro confratello.
Non ne sono stato entusiasta; quel corpo con una maschera di silicone, proveniente da Londra, sotto un baldacchino sfarzoso, mi ha fatto rimpiangere la prima tomba del cappuccino fatta con un grosso masso, ma soprattutto la semplice e modesta tomba di S. Francesco in Assisi. Perché non imitare il Padre invece di dare al Figlio una sepoltura principesca?
E poi, tutta quella folla quasi in delirio con acclamazioni che lasciavano trasparire più entusiasmo esagerato che devozione. Interessante un lapsus del Vescovo locale che ha chiamato quei devoti “i clienti” di Padre Pio. Ora il “cliente” è colui che va a chiedere qualche cosa: che cosa se non grazie e favori? Infatti coloro che venivano interrogati erano quasi tutti graziati o, come dicevano loro, miracolati.
A San Giovanni Rotondo nei prossimi mesi si aspettano migliaia di pellegrini per la gioia dei bottegai locali che, alla domanda come andavano gli “affari”, rispondevano che speravano in una ripresa, dopo un momento di stanca.
Sono stato due volte a San Giovanni: appena morto Padre Pio, sono rimasto entusiasta di quella chiesetta cappuccina e di quella tomba nella cripta; il tutto ispirava semplicità francescana rispettosa della personalità di Padre Pio. Oggi tutto questo è scomparso per far posto ad una grandiosa basilica che sarà bella, perché opera di un architetto famoso, Renzo Piano, ma sfarzosa. Inoltre vi è un business commerciale destinato a crescere in questi mesi, ma poi?... Per fortuna vi è un grande ospedale voluto dal frate di Pietrelcina per guarire le malattie del corpo, mentre lui intercedeva presso Dio perché guarisse quelle dell’anima.
Scrivo questo perché è bene che si sappia che non tutti i confratelli di Padre Pio sono d’accordo con operazioni simili e speculazioni commerciali, anche se fatte in nome di un loro confratello.
Etichette: clientelismo, fedeltà, www.padrepio.it