domenica, maggio 18, 2008

 

Passato e futuro sono legati, indissolubilmente.

Anche quest’anno, come ormai da tanti anni, per il lungo fine settimana di Pentecoste sono andato ad Assisi con un gruppo di coppie di cui l’anno precedente ho benedetto il matrimonio. Questo andare ad Assisi, per la festa dello Spirito Santo, mi ricorda San Francesco che proprio in quella festa radunava i suoi frati nei grandi capitoli per significare l’unità dell’Ordine nella diversità delle varie tendenze. Per me Assisi è una grande città ecumenica, dove ho vissuto delle bellissime esperienze, ambedue alle Carceri, il luogo sopra la città, dove Francesco si ritirava in preghiera e meditazione. Un anno, in quel luogo, trovammo il capo dei Musulmani italiani che ci chiese di poter partecipare alla celebrazione della nostra Messa; glielo accordammo e alla fine lui ringraziò Allah di quel momento di spiritualità e di comunione. Un altro anno, arrivati in una radura inserita in quel sacro luogo, trovammo tanta gente che assisteva ad una Messa ma, con nostra grande meraviglia, chi la celebrava, vestita dei paramenti sacri identici a quelli cattolici, era una donna. Si trattava di un gruppo anglicano che celebrava l’Eucaristia alla quale anche noi cattolici ticinesi ci siamo uniti. Quest’anno siamo partiti per Assisi dopo il funerale di un grande uomo ecumenico: Armin Schmocker. Perché grande uomo, quando alla maggioranza dei miei lettori questo nome non dice nulla? Armin era di Beatenberg nel Canton Berna, ma abitava da quasi cinquant’anni a Bellinzona. Di confessione evangelica ha fatto, per moltissimi anni, l’organista in due Chiese: quella protestante di viale Franscini e quella cattolica del Sacro Cuore. Da noi Armin, negli ultimi decenni, suonava a tutte le Messe domenicali, quindi un impegno di tre celebrazioni eucaristiche e lo faceva gratuitamente. Nelle feste principali si accostava all’Eucarestia e soleva dire che l’ecumenismo non va dichiarato ma realizzato attraverso i fatti. Era un uomo pratico, concreto, non troppo curante delle formule. Per lui, credere in Dio e servirlo nella liturgia, era l’impegno più ambito della sua vita. Perciò quando l’età (ottantotto anni) gli ha reso difficoltoso suonare l’organo, è entrato in una fase di tristezza che, in poche settimane, lo ha portato alla morte. Nelle due Chiese si sono fatte le onoranze funebri e le due Comunità si sono unite nel ringraziamento a questo uomo che ha dato una lezione di ecumenismo concreta, fattiva, dimenticando le divisioni teologiche e collaborando alle celebrazioni liturgiche. Grazie Armin.

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