domenica, maggio 11, 2008

 

Antonio Rosmini in Ticino

Prossimamente a Lugano (Biblioteca Salita dei Frati, 20 maggio 2008), vi sarà un convegno su Antonio Rosmini. Molti dei miei lettori diranno: chi è costui? È un sacerdote di Rovereto (Trentino), nato nel 1797 e morto a Stresa (Lago Maggiore), ottimo filosofo e scrittore. Alcune sue opere sono state condannate dalla Chiesa cattolica che si è poi ricreduta e, nel novembre scorso, lo ha dichiarato beato, quindi un modello di vita cristiana, meritevole di venerazione.
Fra le opere condannate, poi riabilitate, la più famosa fu stampata a Lugano e porta il titolo, Le cinque piaghe della Chiesa. Le vogliamo enumerare, non solo per conoscere la Chiesa dei suoi tempi, ma perché possiamo constatare come - purtroppo - queste cinque piaghe non sono rimarginate.
- La divisione del popolo e del clero nel culto pubblico. Anche se ora le nostre assemblee sono più partecipate siano ancora lontani da celebrazioni vive e coinvolgenti.
- L’insufficiente educazione del clero inferiore. Teoricamente superata, praticamente ci sono troppi sacerdoti che parlano e scrivono in termini clericali, incomprensibili alla massa dei fedeli.
- La disunione dei vescovi. Anche oggi ci sono vescovi progressisti e vescovi conservatori ad oltranza. Il caso di Coira di qualche anno fa è significativo in merito.
- La nomina dei vescovi in mano al potere laicale. Rosmini era suddito dell’Imperatore d’Austria che aveva il potere di accettare o rifiutare dei candidati all’episcopato. Oggi da noi non è più così, forse si potrebbe dire “la nomina dei vescovi che parte dal potere centrale” (Roma) senza coinvolgere sufficientemente le diocesi che dovranno governare.
- La servitù dei beni ecclesiastici. Rosmini che fondò delle scuole a Locarno e ad Intragna, si trovò confrontato con le leggi di soppressione dei conventi da parte delle autorità governative ticinesi, che con i beni degli stessi, ritenevano di poter sollevare le misere finanze cantonali.

Da queste sparute notizie avrete già capito che questo sacerdote-filosofo agì nel Ticino e prese parte a fatti di casa nostra. Non per nulla Stefano Franscini lo stimava come educatore.

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