domenica, aprile 10, 2011

 

Patria e dovere

Forse qualcuno leggerà questa Etic(hett)a quando già si conoscerà la composizione del nuovo consiglio di Stato. Ci sarà chi gioirà se corrisponderà al proprio voto, ci sarà chi si rattristerà se risulteranno elette persone che non ha votato; l'accettazione delle autorità in un sistema democratico è fonte di gioia o di dolore. Ma il cristiano come deve comportarsi con le autorità democraticamente elette? Noi uomini ci troviamo riuniti in una società dove la lingua, l'amicizia, la razza, il modo di vivere, la dipendenza e la responsabilità ci legano gli uni agli altri. L'organizzazione per eccellenza della società è lo Stato. Per quanto riguarda il nostro atteggiamento nei confronti della società organizzata, vale l'insegnamento della Sacra Scrittura: lealtà, cooperazione, obbedienza. "Ogni uomo deve sottomettersi a coloro che hanno autorità sopra di lui. Giacché non vi è autorità se non da Dio. Anche l'autorità costituita è da Dio". Che cosa significano queste parole di San Paolo? L'ubbidienza alle leggi della società (riguardanti i contratti, i diritti, le responsabilità, la circolazione stradale, ecc.) è un dovere di fronte a Dio. Non va inteso nel senso che Dio nomini i governanti. Ma Dio ha fatto l'uomo in modo tale che, non soltanto cresca nell'obbedienza ai genitori, ma viva anche serenamente nella comunità statale di cui fa parte, in leali rapporti con l'autorità che vi è stata scelta. Ne consegue ordine, pace e letizia, secondo lo Spirito di Dio. Il servizio alla patria può esigere sacrifici. In tempo di catastrofi, di epidemie o di aggressioni da parte del nemico, le forze di una comunità civile vengono mobilitate. Uomini danno la loro vita. Ci sentiamo più uniti che mai. Ed è proprio in casi di difficoltà sociali che il ruolo delle autorità diventa importante e la collaborazione dei cittadini alla loro azione indispensabile.

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