domenica, aprile 11, 2010

 

Candidati poco candidi

Questa domenica si chiama “In albis” (in bianco), non perché qualcuno è andato “in bianco” (non ha raggiunto lo scopo), ma perché anticamente coloro che venivano battezzati la notte di Pasqua e rivestiti durante quel rito di un abito bianco per significare il candore della loro anima, in questa domenica lo deponevano e si rivestivano gli abiti normali. Per sette giorni erano “candidati” (in veste candida). Oggi la parola “candidato” è legata non alla liturgia, ma alla politica (anzi, alla partitica); tutti sanno che si chiama candidato chi è proposto a determinate cariche politiche, rigidamente suddivise secondo la forza numerica dei partiti. A proposito di partiti, lo spettacolo che stanno dando nel nostro paese non è eccellente. Posso sbagliarmi, ma l’avvicinarsi delle elezioni, quindi della formazione di liste con i nomi dei candidati crea spaccature interne da tempo esistenti, ma ora platealmente manifeste.
Si può applicare almeno ai partiti storici ticinesi (non alla Lega che è monarchia assoluta come il Vaticano) quello che un mio ex allievo di religione, il sindaco di Giubiasco Andrea Bersani scrisse su un quotidiano qualche giorno fa: “La divisione (nel suo partito) è un peccato; peccato davvero. Il dramma, oltretutto è che questa continua recita da scuola dell’infanzia non giova a nessuno...”.
Non giova al paese che si attende dibattiti, fatti, politica e non lacerazioni e beghe partitiche. I partiti che portano avanti le proprie idee nel rispetto e nel confronto di quelle altrui sono la locomotiva del paese, quelli invece che si dividono nel loro interno per occupare coi propri “sederi” tutte le possibili sedie a disposizione sono il freno del paese.
Lo dice uno che ritiene di aver sempre fatto politica, senza essere mai iscritto (come è costume dei frati cappuccini) a nessun partito.

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