domenica, dicembre 16, 2007

 

Simboli

Ho deciso di dedicare tutte le etic(hett)e delle quattro domeniche di Avvento alla preparazione del Natale. Domenica scorsa ho parlato dei presepi. Oggi potrei aggiungere che, nei giorni scorsi, ho visitato il mercato degli “Oh bei, oh bei” a Milano e fra le migliaia di bancarelle che letteralmente circondano il Castello Sforzesco, ne ho trovato una sola che vendeva, fra le altre cose, anche presepi. Nel pomeriggio dello stesso giorno, sono andato alla Fiera dell’artigianato. Tre piani di stand, solo due luoghi con presepi: uno nel reparto Trentino-Alto Adige e l’altro nel reparto di Napoli. Cose belle, ma costosissime.
Lasciamo il presepio per l’albero. Sono nato in una famiglia cattolica, ma non ecumenica; erano gli anni che precedevano il Concilio Vaticano II. Mi avevano insegnato che il presepio era per i cattolici e l’albero per i protestanti; mi avevano anche detto che l’inventore dell’albero era stato Lutero. Non so se sia vero, ma se lo fosse aumenterebbe la mia stima per Lutero (quello degli inizi della Riforma), perché ha saputo portare nelle case un bel simbolo biblico.
L’albero è la concretizzazione delle profezie d’Isaia: “Spunterà un virgulto dalla radice di Jesse”. Questa virgulto è Gesù, discendente di Davide che era figlio di Jesse. E quante volte Gesù ha parlato dell’albero che nasce da un piccolo seme e, diventato tanto grande, permette agli uccelli di costruire sui suoi rami i loro nidi? E non si parla forse dell’albero della croce?
Ma perché l’albero di Natale prepari e adorni questa festa deve essere luminoso e ricco di doni. Tutto però deve essere spiegato ai bambini: “Quell’albero sei tu, è la tua vita che deve essere luminosa e generosa. Perciò i cioccolatini non sono per te, per rubacchiarli quando la mamma è assente, ma sono per offrirli a chi viene in casa durante le feste natalizie, accompagnati da un augurio”.
E perché non mettere sull’albero dei bigliettini con disegni e frasi augurali? Sotto l’albero mettiamo il presepio ma soprattutto se, ogni tanto, l’intera famiglia si radunasse per un canto e una preghiera, sarebbero l’ornamento più genuino e più bello.

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