domenica, aprile 15, 2007

 

Ancora politica


Da quindici giorni sono passate le elezioni cantonali, ora è il tempo di pensare e parlare di politica. E iniziamo con una domanda: vale veramente la pena impegnarsi nella politica?
Prima di rispondere poniamoci una seconda domanda dalla quale dipende la risposta alla prima: dove tende l’azione politica, intesa come dinamica costruttiva di una società e non solo come arte degli equilibri, o - peggio ancora - come terreno di conquista dei vari partiti?
Per me, la politica deve tendere al bene della “polis” del Paese, e questo bene lo si raggiunge puntando non sulle divisioni, ma sull’unità. Ecco perché bisogna parlare di concertazione, di discussioni prive di preconcetti, di sedersi al tavolo pronti soprattutto ad ascoltare e solo dopo a parlare.
Che tristezza assistere alle trasmissioni televisive che ci portano in casa sedute parlamentari dove si vedono deputati che chiacchierano, leggono, scrivono e non ascoltano. Oltretutto che cattivo esempio.
Assistetti ad una sola seduta del nostro Gran consiglio parecchi anni fa, in tribuna. Vi era una classe di scuola superiore. Quei ragazzi mi espressero il loro sconcerto per lo spettacolo a cui assistevano.
Uno mi disse: “Se a scuola ci comportassimo così!…”.
Ma non ho ancora risposto alla prima domanda, se vale ancora la pena impegnarsi in politica. Lascio la parola al Cardinale Carlo Maria Martini: “Vorrei dare una risposta che forse è un po’ ardita ma tuttavia è radicale. Se non giungiamo ad una visione completativa della politica, difficilmente riusciremo a dare una risposta di valore assoluto di questa domanda. Daremo risposte di utilità, di comodo, di necessità, di urgenza e mai però di volere assoluto, mai una risposta che ci sostenga nei momenti più difficili di questo impegno politico, pieno di ambiguità e di tranelli. È necessaria una visione altissima della politica, cioè una visione completativa che abbia sempre e solo di mira il bene comune”.

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