domenica, maggio 01, 2011

 

Astensionismo coerente

Lo prevedevo; quindici giorni fa parlando delle elezioni, dicevo che un punto su cui riflettere era l'astensionismo; infatti abbiamo un governo votato da poco più della metà dei ticinesi. Qualcuno mi ha detto: "Proprio lei se la prende con chi non va a votare, quando è il primo che non compie questo civico dovere". Il rimprovero è giusto, ma voglio spiegare il perché di questa mia decisione. Fino agli anni '60 del secolo scorso, ai frati cappuccini ticinesi si era imposta la non partecipazione a nessuna votazione, né elettiva, né a iniziative e referendum.
Quando sono stato superiore dei frati cappuccini ticinesi ho ritenuto che questa norma era limitativa della libertà e si era deciso di lasciare la libertà di scegliere se votare o meno a ogni frate. Io sono rimasto con il vecchio sistema, non voto, ma solo per le elezioni mentre voto per iniziative e referendum, per rimanere frate ("fratello") di tutti, non iscritto a nessun partito politico, ma ugualmente attivo in politica. Ritengo che proprio questa non appartenenza mi permetta di avere dei buoni rapporti con tutti, anche con chi, nei vari partiti, copre posti importanti. Nello stesso tempo mi permette di essere libero e critico di fronte a qualsiasi formazione partitica.
E per esercitare questo spirito critico posso dire che qualche giorno dopo le elezioni cantonali mi trovavo in Italia e su una rete locale ho visto Giuliano Bignasca che, con toni minacciosi, parlava di "muri" contro i frontalieri con perfetto tono razzista. Mi sono vergognato di essere ticinese, e la sera stessa degli amici italiani mi hanno detto: "Voi avete ragione di criticare il nostro governo ed il suo premier, ma non avete dei rappresentanti migliori di Bignasca?". Allora perché molti ticinesi hanno votato il suo movimento? Perché Bignasca è la voce del loro inconscio, non hanno il coraggio di dire e fare come lui, ma si sentono rappresentati. Per fortuna i due suoi Consiglieri sono persone responsabili che sanno smarcarsi dai diktat del (democraticamente) presidente a vita.

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