domenica, aprile 17, 2011

 

Elezioni

Lo tsunami elettorale è passato lasciando il segno. I politologi di casa nostra - di qualsiasi caratura - apportano le ragioni dell'avvenuto cambiamento. Ma, a mio modesto parere, le domande più importanti da porsi sono le seguenti: perché tante persone si sono astenute dal votare? Perché fra i perdenti ci sono i partiti storici e fra i vincenti i nuovi movimenti? Ognuno potrà dare le risposte che meglio crede e non saranno per forza le mie quelle "giuste". Comunque resta il fatto che anche i partiti, come tante altre istituzioni (famiglia, chiesa, scuola, ecc.) sono in crisi. Se non si educa all'associazionismo, se non si ricorda che l'uomo è un essere sociale che per vivere e per esprimersi ha bisogno di comunità accoglienti, si svilupperà sempre di più l'individualismo, il culto di se stessi, la ricerca del proprio interesse.
Dopo la caduta del comunismo, che qualche nocciolo di verità evangelica conteneva, è aumentato l'individualismo e il liberismo economico. Speriamo di essere in un momento di assestamento di questa stadera che dovrebbe bilanciare i diritti personali con gli impegni sociali. Questa, secondo me, è la vera e giusta politica: rispettosa dei singoli, creatrice di vere comunità di servizio, specialmente a favore dei meno fortunati. È la politica che Gesù ha espresso in alcuni detti rimasti basilari: "Amerai il prossimo tuo come te stesso", "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, ma fa agli altri quello che vorresti fosse fatto a te". Notate l'equilibrio: la persona (l'io) non viene cancellata, ma dilatata verso il prossimo (gli altri).
Personalmente ho fiducia nelle nostre autorità, sia nell'Esecutivo come nel Legislativo; saranno certamente capaci di ricercare il bene comune al di là delle appartenenze partitiche. Ma i responsabili dei partiti dovranno migliorare le loro formazioni rendendole più scuole di politica che centrali acchiappa-voto. Così facendo risusciteranno interesse anche in chi si è allontanato e manifesta il suo disinteresse per i partiti astenendosi dal partecipare ad uno dei pochi momenti democratici che sono le elezioni.

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