domenica, aprile 03, 2011

 

Donne, Chiesa, politica, uguaglianza.

Il voto alle donne, acquisito in Svizzera 40 anni fa, che prossimamente sono invitate - forse più degli uomini - ad esercitare, fatalmente ripropone ai cattolici il tema sulla posizione della donna nella Chiesa.
È notizia che un folto gruppo di teologi germanici ha scritto al papa (loro connazionale) una lettera proponendo varie modifiche per "aggiornare" la Chiesa e, fra le stesse, vi era il sacerdozio femminile.
Non credo che riceveranno risposta, anche perché il suo predecessore, Papa Giovanni Paolo II, aveva dichiarato che quella limitazione (che per lui non era tale) non era riformabile e la questione doveva ritenersi chiusa. Non faccio tifo per il sacerdozio femminile, ritengo soltanto che non essendo verità di fede che una donna non possa accedere al sacerdozio, la questione non è chiusa; lasciamo alla Provvidenza i suoi tempi (solitamente lunghi) per modificare questa ed altre leggi ecclesiastiche.
Quello che maggiormente m'interessa è la posizione dei laici in generale nella Chiesa, ed in particolare quella delle donne. Quest'ultime si sobbarcano molto lavoro nelle singole comunità, dal pulire l'edificio, al catechismo ai bambini, al tenere il segretariato, al leggere in chiesa (impegno tollerato dalle autorità vaticane); ma quanto è apprezzato questo lavoro?
Ci sono troppi parroci che hanno una visione gerarchica del loro ruolo; chiedono magari consiglio, ma poi si arrogano il diritto di non seguirlo. Personalmente ho assunto la posizione del cardinal Martini che, parlando del Consiglio pastorale (che secondo il diritto canonico) ha solo voce consultiva, diceva: "Per me questa Voce consultiva è decisionale, accetto che detto organo decida qualcosa contro il dogma e la morale". Questo è il modo di collaborare e di fare, d'ogni parrocchia, una Comunità. L'emarginare le donne, il non riconoscere il loro impegno - e quindi la loro dignità - porta ad un grave danno; fa rompere, o almeno allentare quella cinghia di trasmissione della fede tra mamma e figli, e di questo pericolo stiamo già assaporando dei frutti amari. Possa l'anniversario del quarantesimo di voto alle donne risvegliare tutti i credenti affinché riprendano un discorso di pari dignità fra i sessi anche all'interno della Chiesa. La stessa non deve accontentarsi di ripetute declamazioni sulla grandezza del "devoto femmineo sesso", ma deve impegnarsi affinché alla parola, per quanto nobile sia, seguano dei fatti concreti.

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