domenica, ottobre 31, 2010

 

La vera meta

Sto leggendo un bellissimo libro, l'ultimo del teologo Hans Küng, dal titolo "Ciò che credo" e da questo prendo spunto per l'etic(hett)a di questa domenica alla vigilia dei giorni dedicati ai Santi e ai Morti.
Il capitolo due inizia con la seguente frase di W.A. Mozart, scritta al padre il 4 aprile 1787, quattro anni prima di morire: "Possiamo quindi, se comprendiamo bene il nostro compito (il che deve essere qui presupposto), costringere l'individuo, o per lo meno aiutarlo, a rendersi conto del senso ultimo del suo proprio operare. Questo non mi sembra troppo poco, anche per la vita puramente personale."
Al termine dello stesso capitolo, dopo aver ricordato le splendide opere composte da Mozart negli ultimi anni della sua vita (la Jupiter, il concerto per clarinetto e, la sua ultimissima rimasta incompiuta, il Requiem) Küng riprende un altro passo della stessa lettera: "Dato che la morte, a ben guardare, è la vera meta della nostra vita, già da un paio di anni sono in buoni rapporti con questa vera e ottima amica dell'uomo, così che la sua immagine non solo non ha per me niente di terribile, ma anzi è molto tranquillizzante e consolante! Ringrazio Dio per avermi concesso la fortuna e l'occasione di riconoscere nella morte la chiave della nostra vera beatitudine".
Ed il teologo tedesco conclude: "Provare la gioia di vivere fino alla fine del percorso della nostra vita, dunque, è possibile". Queste parole si uniscono meravigliosamente bene a quelle sulla morte pronunciate da S. Francesco d'Assisi che chiama la morte con il dolce nome di "sorella". Nella Sacra Rappresentazione che la Comunità del Sacro Cuore di Bellinzona sta portando in varie chiese ticinesi e, che settimana prossima porteremo a Roma, l'ultima scena dedicata a "sorella morte" è forse la più toccante e a parecchie persone si inumidiscono gli occhi.

Etichette:


Comments: Posta un commento



<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?