domenica, settembre 26, 2010

 

Il Papa in Inghilterra

Il recente viaggio di papa Benedetto in Inghilterra ha suscitato in me un duplice pensiero.
Il primo: si è visto un nuovo modo di concepire l'ecumenismo, che smette di essere mezzo di conversione all'unica Chiesa di Cristo, per essere invito ad unirsi nella persona di Cristo. Fino a non molto tempo fa – ed ancora oggi in certi ceti di persone super-ortodosse – ci si ritiene ecumenici se si lavora per riportare all'unico ovile (evidentemente la Chiesa cattolica) tutte le pecore che devono dipendere dall'unico pastore (non tanto Gesù, quanto il papa di Roma). Se Benedetto XVI fosse andato in Inghilterra con questo intento, pur mascherato dalla diplomazia vaticana, avrebbe trovato un tipo di contestazione molto più forte di quella che gli è stata manifestata e che aveva come oggetto gli svariati e discussi atteggiamenti della Chiesa cattolica sulla morale sessuale.
In questo ambito ecco il secondo mio pensiero: si tratta delle reiterate accuse richieste e delle scuse offerte sul problema della pedofilia clericale. Le accuse, per essere efficaci, devono essere circostanziate ma non devono trasformarsi in polemiche. Le scuse devono essere sincere ma non continuamente ripetute. Oggi sembra che nelle Chiese (non solo in quella cattolica) il grande, se non unico problema, sia quello dei preti pedofili. È certamente comodo sbandierarlo da chi non accetta l'autorità morale che le Chiese hanno quando predicano altri punti, per esempio la giustizia sociale, e da chi vede solo nei preti dei pedofili, dimenticando i sacerdoti martiri caduti sotto i colpi violenti della mafia e/o uccisi da gruppi estremisti sia politici come religiosi. Dicendo ciò non voglio minimizzare un aberrante delitto, non voglio fare il difensore della categoria, ma voglio ricordare che la quasi totalità dei preti dedica alla gioventù e alla giustizia tutta la loro vita, alcuni fino al sacrificio di una morte violenta.

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