domenica, aprile 04, 2010

 

Pasqua di risurrezione

Potrà sembrare strano, ma nessuno dei quattro evangelisti canonici (Matteo, Marco, Luca, Giovanni) narrano il momento in cui Gesù è risorto e le modalità di quel fatto che fu il punto centrale della predicazione cristiana. I quattro scrittori usano dei generi letterari diversi: la scoperta di un sepolcro vuoto da parte di alcune donne e poi dei due principali apostoli; le apparizioni a Maria Maddalena, al solo Pietro, ai discepoli di Emmaus, ai Dieci apostoli (Pietro e Giovanni) e poi all’incredulo Tommaso. Sono state diverse le modalità con cui venne annunciata e divulgata la resurrezione di Cristo ai suoi discepoli, ma ciò che è importante non sono le modalità, ma la realtà. Tutti hanno creduto a due verità; la prima, che con la sua morte Gesù di Nazaret è salito al Padre diventando “il Signore”, cioè l’Unigenito Figlio di Dio. La seconda, che Gesù sarà sempre con loro in modi diversi (tramite la sua parola, i segni sacramentali, l’amore che li unisce), e può essere l’assente-presente (presso il Padre e presso i fratelli) perché è un vivente, un risuscitato.

E’ su questa presenza che dobbiamo puntare se vogliamo rafforzare la nostra fede nella risurrezione. Non si tratta di credere nella rivitalizzazione di un cadavere (la pretesa di Tommaso), ma di una presenza vera, attiva e costante di una persona incontrata nella vita e ti lascia un marchio indelebile, ti unisce a tanti fratelli che hanno la stessa fede, che assumono lo stesso programma morale, che credono nella grande distinzione che esiste tra esistenza fisica e vita. L’esistenza fisica di Cristo, come quella di ogni uomo, è terminata con la morte; cioè che continua è la sua vita perché, dice l’evangelista Giovanni: “In lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini e la luce splende nelle tenebre”. Quindi, luce e vita, due doni pasquali che auguro di cuore ai miei lettori.

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