domenica, gennaio 24, 2010

 

Apertura ed ecumenismo

Quest’oggi si conclude la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. È uno sforzo che le Chiese che si rifanno a Gesù Cristo da tempo portano avanti, ma i risultati non sono eccellenti, forse perché si cerca di più l’uniformità che l’unità. Lasciando perdere i frutti dell’ecumenismo (parola che significa movimento per promuovere l’unità dei cristiani) vorrei allargare questo concetto. È indispensabile uno sforzo ecumenico da parte dei cristiani. Gesù stesso aveva previsto delle divisioni nel suo gruppo, per questo la sera dell’Ultima Cena aveva pregato per l’unità dei suoi, dando anche il perché di questo sua preghiera! “Affinché il mondo creda - o Padre - che tu mi hai mandato!”. E quanto ha avuto ragione di pronunciare una frase così severa lo vediamo oggi; proprio perché i cristiani non sono uniti, non danno testimonianza di concordia e di unità, cresce il disinteresse per la sua persona e la sua religione! Anzi cresce l’ateismo. Ma i cristiani devono fare ecumenismo non solo fra loro, ma anche con le altre religioni monoteistiche, ebrei ed islamici, ma al di là di qualche visita e relativo discorso in sinagoghe e moschee, bisogna trovare dei momenti di incontri più impegnativi e di confronti più costruttivi. L’incontro potrebbe essere anche in preghiere comuni prendendo testi dell’Antico Testamento, del Nuovo e del Corano. Il confronto potrebbe avvenire sulla figura di Dio, come le diverse religioni, condizionate dalle differenti culture dove si sono sviluppate, la presentano.
Un terzo sforzo ecumenico deve essere fatto con tutti gli uomini di buona volontà, cioè quelli che entreranno nel Regno dei cieli senza avere conosciuto personalmente Cristo, ma avendolo servito nei fratelli più poveri: “Tutto quello che avete fatto al più piccolo dei miei fratelli, l’avete fatto a me”. Con questi volonterosi nel bene è indispensabile lavorare per creare quella società più giusta che Gesù è venuto ad inaugurare.
Visto così l’ecumenismo - aperto a 360 gradi - è qualche cosa di diverso che le discussioni sul numero dei sacramenti e nel primato del papa.

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