domenica, settembre 07, 2008

 

Violenza e non violenza

Continuando le mie rievocazioni sulle notizie estive date dai telegiornali italiani, arriviamo al 20-21 luglio. Quel giorno (il 20) avevo scelto come tema, su cui personalmente riflettere, uno che non ricordo perché ho dovuto cambiarlo immediatamente in quanto sono state scodellate cinque notizie, quasi fossero di ordinaria amministrazione:
a Roma un papà ha fracassato il cranio della sua bambina sotto l’Altare della Patria; un boss malavitoso è stato ucciso nel pieno centro di una città siciliana; un gruppo di tre giovani uccide il possessore di un’automobile perché costui chiedeva loro di spostarsi per poter partire ma il trio era accomodato sul cofano della vettura di proprietà della sua fidanzata; un fidanzato ha messo in fin di vita la sua ragazza per sospetto infondato di tradimento.
Il tutto nei giorni in cui televisione, radio e giornali di qualsiasi colore parlavano del gesto osceno del ministro Bossi contro l’Inno nazionale; altra forma di violenza!
Dei fatti violenti, di cui sopra, si è detto che il primo era il gesto di un pazzo, del secondo che si trattava di un boss mafioso, del terzo che i tre giovani erano dei balordi e dell’ultimo che il fidanzato uccisore era di nazionalità rumena e… tutto è finito lì.
E del ministro leghista? I giudizi variano secondo le correnti politiche, ma anche in questo caso tutto è finito lì, senza conseguenza per quel gesto insultante di uno dei simboli dell’identità e unità nazionale, platealmente fatto da un membro dell’esecutivo che invoca per se e per i suoi un’identità diversa da quella italiana (quella padana) e di conseguenza predica il federalismo mentre vuole il secessionismo.
Ma è inutile riflettere sui fatti in casa altrui. Negli ultimi anni casi simili sono capitati anche in casa nostra e, facendo le “proporzioni”, non si può definire la Svizzera un paese pacifico. Anche da noi un ministro minava il dialogo politico, per fortuna è stato spedito a minare l’unità del suo partito.
Che cosa possiamo fare di più per prevenire e arginare la violenza? Dobbiamo creare la pace interiore, coltivando pensieri di pace, abolendo propositi di vendetta, scegliendo posizioni pacifiche agli inevitabili contrasti. Politicamente dobbiamo rafforzare le entità proposte alla prevenzione e all’assistenza delle vittime.
Quando, qualche anno fa, avevo minacciato tre giovani di non ammetterli alla Cresima perché sostenevano la pena di morte, non era solo perché quella posizione contraddiceva l’insegnamento di Cristo del quale, con la Cresima diventiamo testimoni, ma anche perché i tre non accettavano un’educazione alla non violenza.

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