domenica, novembre 04, 2007

 

Commemorazioni

In questi giorni mi sono aggirato per alcuni cimiteri per una doverosa e affettuosa visita alle tombe dei miei cari defunti. Non ho mancato però di osservare altre tombe, specie di morti recenti, tombe quasi invisibili fra enormi mazzi di fiori che rendono i nostri cimiteri delle grandiose serre. Ed ho notato una cosa che finora non avevo mai osservato: l’aumento delle tombe senza nessun segno religioso. Quando ero bambino ricordo che mia madre mi aveva fatto osservare qualche monumento funebre esistente nel cimitero di Bellinzona privo di una croce o di un qualsiasi altro richiamo cristiano. E alla mia domanda, perché di quell’assenza, mi aveva risposto senza nessun tono denigratorio, che quella famiglia non era credente. Oggi le tombe dei “non credenti” sono aumentate. Ne prendo atto quale frutto di una società, non solo secolarizzata, ma composta di membri con una diversa concezione della vita. C’è chi ritiene la vita come qualcosa di più vasto e di più importante che l’esistenza fisica e quindi ammette che continua in altre forme anche dopo la morte, e c’è chi ritiene che vita ed esistenza fisica combacino perfettamente. I due avranno un rapporto diverso con i morti; i primi li ritengono ancora vivi in Dio, i secondi tra-passati per sempre.
In una cosa tutti e due devono ritrovarsi; sulla riconoscenza che dobbiamo verso chi ci ha dato amore, educazione, aiuto, cioè vita.
E per passare all'estremo opposto constato che a tanti neonati vengono imposti nomi, non di santi, ma di cantanti e divi del cinema o dello sport. Ognuno ha la divinità che sceglie, eterna o fugace. La prima ha un nome pronunciabile, la seconda, spesso, un nome di difficile dizione.
C’è da sperare che chi lo porta un giorno non si vergogni del suo nome.

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