lunedì, agosto 13, 2007

 

Ricordi scaut

Durante l’estiva “pausa Caffè” mi sono ritrovato a lavorare con gli scaut. Non fu per celebrare il centenario della fondazione dello scautismo (comunque auguri!), ma in occasione di una disgrazia, ciò non tolse il piacere di riandare a tempi antichi e di constatare come vecchi sogni stanno realizzandosi.
Lo scautismo ha impegnato parecchi nella mia famiglia e li impegna ancora. Personalmente da ragazzo non ho partecipato alla vita dell’esploratore, anche perché sono entrato in seminario giovanissimo. Appena ordinato sacerdote ho prestato il mio servizio quale assistente spirituale a due campi di esploratrici, sezione di Bellinzona e di Locarno. Già allora io sognavo e lavoravo perché ci fosse l’unione fra esploratori ed esploratrici cattolici, ma i responsabili dell’Azione Cattolica Diocesana non ne volevano sapere. Alcuni anni dopo, questa assurda divisione fra maschi e femmine scomparve. Negli anni ‘70 fui invitato dall’Aget cantonale a tenere una giornata spirituale. Scegliemmo insieme come luogo il convento di Bigorio e già allora si discuteva di una possibile unione fra le due associazioni, la laica Aget con la cattolica Aec, ma i tempi (e gli uomini) non erano maturi. Nel 2004 fui richiamato, sempre dall’Aget che stava riprendendo questo discorso ed oggi il processo di unificazione è in corso.
Perché ho tanta simpatia per gli scaut? Perché considero il loro movimento una scuola di responsabilizzazione senza emulazione, dove i giovani vengono accettati per quello che sono, non per quello che fanno. Perché scorgo tanto spirito francescano. Il santo di Assisi che ama le creature, che ha preso come impegno il servizio ai lebbrosi, che ha risposto a Dio col motto “sempre pronto”, mi sembra un bel modello per ogni scaut.

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