domenica, luglio 22, 2007

 

Ite, missa est

In questi giorni ho scritto, su un quotidiano locale, il mio disappunto per il permesso concesso dalla Santa Sede di celebrare la Messa in latino. Parecchie le reazioni dei sostenitori di quell’antico rito, se la sono presa con la mia affermazione di chiedere, a chi domanda quella Messa, se conosce il latino. A me la richiesta sembra logica, come si fa ad assistere ad un rito senza capire cosa viene detto? Una persona mi ha telefonato dicendo che si possono ripristinare i vecchi messalini che avevano il testo in italiano in modo di poter seguire il celebrante che parlava latino. Un’altra persona suggerisce di stampare dei fogli domenicali con le due lingue accostate. Un’altra ancora, suggerisce di dotare le chiese di traduzioni simultanee (credendo che le nostre parrocchie siano così ricche da potersi permettere questa spesa). Infine c’è stato chi ha suggerito di istallare un pannello luminoso che riporti le frasi in italiano mentre si celebra in latino.
Quanta fantasia! Quanta preoccupazione per tenere in piedi un rito che per i più - se svolto in una lingua ignota - sarà incomprensibile.
Questa fantasia, questo zelo non sarebbe meglio utilizzarli per rendere tutte le funzioni cattoliche più vive, più coinvolgenti in modo che le nostre parrocchie diventino più comunità e le loro celebrazioni meno spettacolo e più assemblea partecipante?
Nota finale: tutti coloro che si sono fatti vivi erano stupiti che ho osato scrivere contro una disposizione pontificia. Per me la madre la si ama anche quando si dissente dalle sue disposizioni per il bene dei suoi figli e nostri fratelli.

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Comments:
Salve Padre Callisto!
Ho scoperto ieri sera il suo blog, attraverso un altro ticinese che ci ha linkati ad entrambi.
Spero ritorni presto a scrivere, perché il suo blog è molto interessante e pieno di contenuti dei quali si potrebbe discutere per ore.

Una buona domenica sera!
 
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