domenica, febbraio 11, 2007

 

Confiteor

Etic(hett)a da "il c@ffè", 11 febbraio 2007

Torno all’Abbé Pierre. Ha suscitato scandalo quel passo della sua autobiografia dove ha confessato che in gioventù avrebbe ceduto a tentazioni sessuali. I super-credenti, coloro che già non lo stimavano perché era favorevole al matrimonio dei preti e non era sempre allineato come un bravo soldatino nelle file dell’esercito cattolico, avranno pensato: “Lo dicevamo noi!”. Altri però hanno ammirato la sua sincerità e forse avranno ricordato il detto di Gesù: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. L’Abbé Pierre ha confessato di non essere senza peccato, ma di pietre non ne ha mai scagliate contro nessuno. Da buon discepolo di Cristo ha accolto tutti, pubblicani, peccatori, prostitute e, come il suo Maestro, ha chiesto loro: “Qualcuno ti ha condannato?… Nemmeno io ti condanno. Va e non peccare più”.
E’ chiaro che l’Abbé Pierre con quella sua confessione si è giudicato la propria causa di canonizzazione. Nemmeno papa Wojtyla che di santi ne ha fatti tanti (forse troppi) dopo quel “mea culpa” non l’avrebbe elevato alla gloria degli altari.
Personalmente penso che, forse , il povero prete francese, è uscito con quella sincera e non richiesta confessione proprio per evitare un culto post-mortem alla sua persona. Come in vita, così in morte, lui voleva stare coi poveri, con i disperati, con quelli che vengono reputati peccatori della Chiesa perché non osservano a puntino tutti i comandamenti divini e i suoi precetti. Quindi, scrivendo quelle parole auto-accusatorie, l’Abbé Pierre, mi sembra che abbia voluto dire a quell’umanità emarginata: “Sono con voi perché sono uno di voi”.
Quel giorno in cui si farà un calendario che ricordi, non solo i santi cattolici, ma tutti i benefattori dell’umanità, un calendario ecumenico, interconfessionale, lì l’Abbé Pierre troverà il suo posto.

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