domenica, ottobre 08, 2006

 

Pubblicità

Etic(hett)a da "il c@ffè", 8 ottobre 2006

Mi è stato chiesto da parecchie persone che cosa ne penso di quegli affissi pubblicitari che si sono visti sulle nostre strade con grandi frasi bibliche. La mia prima risposta è che quel modo di divulgare la “Parola di Dio” non risponde al mio stile. La seconda è che avrei preferito delle frasi che tutti potessero accettare, per esempio: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Disse Gesù ai suoi discepoli” e non frasi che presuppongono la fede, quale ad esempio: “In Gesù Cristo ci sono tutti i tesori della scienza e della sapienza”, parole oltretutto di difficile comprensione per chi non è teologo. Ma ci sono due aspetti che questi cartelloni hanno indirettamente evidenziato: primo, il fatto che la religione più la si vuole privatizzare e più emerge nel sociale. Per sua natura il fattore religioso non è un dato privato, ma sociale e, in quanto tale, deve avere il suo posto al sole. Se correnti filosofiche o politiche glielo negano, questo dato emerge da solo perché la visibilità fa parte della sua essenza. La religione è un po’ come la cultura, infatti quanti rapporti esistono fra religione e cultura, nel campo letterario, artistico, musicale! Non può esserci una cultura privata, ci sarà la persona personalmente colta, come c’è l’individuo personalmente religioso, ma religione e cultura sono beni che per loro natura domandano visibilità, socialità nonché delle comunità che le coltivano. Ecco perché questi cartelli, in modo certamente discutibile, sono una risposta a tutti coloro che vogliono rilegare la dimensione religiosa dell’uomo entro la sfera privata.
Il secondo aspetto che emerge da questi affissi è quello che mi permetto di paragonare ad un bicchiere di acqua fresca nella calura estiva. Infatti fra una cartellonistica che propone cose comunistiche e donnine nude (emblema del consumismo), le frasi bibliche, che propongono pensieri spirituali, hanno una loro funzione. La Bibbia è sempre una fonte di acqua viva, come si è definito il suo maggior personaggio del Nuovo Testamento: Gesù di Nazaret.

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