domenica, ottobre 15, 2006

 

Pensieri liberi

Etic(hett)a da "il c@ffè", 15 ottobre 2006

Che cosa vi è di più libero del pensiero? Nessuno può imbrigliarlo, nemmeno il pensatore. Quante volte abbiamo fatto l’esperienza di iniziare un pensiero e poi, senza accorgersene, passare ad altro, e poi ad altro ancora, così da arrivare a chiederci: perché sto pensando a questa cosa?
Il pensiero è libero come l’aria ad una condizione: che non sia incastonato da preconcetti, perciò da altri pensieri eretti a muro invalicabile proprio per inquadrare i concetti (pensieri) dentro piste obbligate. E fra i molti preconcetti vi è anche l’anticlericalismo, quello che contraddistingue “l’Associazione dei liberi pensatori ticinesi”.
Questa associazione, ogni volta che la religione si fa viva, riceve o chiede un riconoscimento, manifesta il proprio pensiero; ma è veramente libero come esigerebbe il suo nome? Per i suoi “liberissimi” addetti, qualsiasi religione (specie la cattolica) dovrebbe, essere privata, individuale, come abbiamo scritto la scorsa settimana, perciò questi hanno reclamato contro le autorità cantonali ree di aver riconosciuto alle parrocchie un certo diritto di esenzione fiscale per lasciti a loro favore. Questi signori - che di parrocchie credo ne sappiano poco - non riconoscono che le stesse offrono attività culturali, sociali (volontariato), che impegnano giovani ed anziani, organizzano corsi di formazione ed istruzione per adolescenti e genitori. E dimenticano che in certi piccoli paesi le feste parrocchiali sono le uniche forze di aggregazione, che iniziano si, con funzioni religiose, ma poi continuano con manifestazioni di altro tipo. Inoltre le parrocchie salvaguardano molti beni artistici, sono promotrici di avvenimenti musicali e, in un paese senza sale da concerto, prestano le loro chiese a queste attività. Soprattutto sono vere agenzie di spiritualità, antidoto al materialismo imperante e soffocante che crea tanti disastri soprattutto nella gioventù. Liberi di pensare e dire cosa vogliono i “Liberi pensatori”, liberi anche di ragionare coi para-orecchi dei preconcetti e di vedere le cose con gli occhiali affumicati dall’ateismo e anticlericalismo. Mi rincresce che, se così stanno le cose, il nome della loro associazione non è il più appropriato.

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