domenica, ottobre 22, 2006

 

Incontri

Etic(hett)a da "il c@ffè", 22 ottobre 2006

Se c’è un paese dove le parole di papa Benedetto XVI sull’Islamismo devono aver suscitato reazioni anche forti deve essere lo stato laico della Turchia. Ne ho avuto una prova durante la scorsa settimana in occasione di un mio viaggio alla scoperta delle radici bibliche e cristiane in Mesopotamia e Cappadocia. Mi trovavo in uno di quegli spiazzi dove si fermano i pullman, ad aspettare che il mio gruppo scendesse da una montagna dove io non avevo potuto salire. Quello spiazzo era pieno di quelle bancarelle che vendono le solite cianfrusaglie ai turisti e visitatori. Ad un certo punto mi sentii molto osservato da uno di quei venditori che si avvicinò a me, interpellandomi in lingua turca.
Feci comprendere che non avevo capito, allora si espresse in francese. Iniziò a domandarmi chi ero e da dove venivo. Alla mia risposta che ero uno svizzero e sacerdote cattolico mi disse: “Le pongo una domanda: cosa ne pensa delle frasi dette da Benedetto XVI a Ratisbona”. Risposi francamente che quelle frasi dovevano essere giudicate nel loro contesto, che potevo comprendere le reazioni dei mussulmani, ma che le stesse non dovevano creare dei conflitti religiosi, cosa che certamente il papa non avrebbe mai voluto. Comunque ero rincresciuto che i musulmani si siano offesi, perché ci tengo molto alla pace religiosa. Mi rispose che era molto contento che un sacerdote cattolico non aveva preso la difesa del papa ad oltranza, ma che aveva valutato quell’intervento anche pensando ai musulmani. Poi mi fece un lungo discorso per dirmi che lui aveva studiato in Francia, lì aveva conosciuto il cristianesimo e che riteneva importante che le due religioni, islamica e cristiana, si incontrassero nella radice comune, lo stesso Dio e lo stesso padre della fede: Abramo. Terminò manifestandomi tanto rispetto per Gesù Cristo e per sua Madre Maria l’unica donna lodata nel Corano, tanto che quel musulmano lo sentii ancora più fratello nella stessa fede monoteistica. Gli risposi che, purtroppo, io non conoscevo Maometto come lui conosceva Gesù e che mi piacerebbe, un giorno, andare alla Mecca. Allora lo vidi illuminarsi quasi avesse convertito all’islamismo un sacerdote cattolico. Personalmente credo solo di aver imitato San Francesco d’Assisi che incontrò fraternamente il sultano.

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