giovedì, giugno 15, 2006

 

Festa del Corpus Domini

Pensiero del dì di festa

Giovanni 6,51-58

Un pane "duro"

La festa del Corpus Domini è una festa difficile!...
Parla di pane e di vino che diventano il corpo e il sangue di Cristo.
E già al primo annuncio - fatto da Gesù stesso - l'annunciatore incontrò la contestazione dei suoi ascoltatori. Infatti dopo aver detto:

''Il sono il pane vivo
disceso dal cielo.
vivrà in eterno,
e il pane che io darò
è la mia carne
per la vita del mondo''...

I giudei si misero a discutere tra loro dicendo: ''Come potrà costui darci la sua carne da mangiare? ... ''. Ma Gesù rispose:

''In verità, in verità vi dico:
Se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo
e non berrete il suo sangue,
non avrete in voi la vita.

Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue
ha la vita eterna
ed io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo,
il mio sangue è vera bevanda.

Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue
dimora in me ed io in lui''.

Discorso duro, lo definirono i giudei, e buona parte di loro abbandonarono quel Maestro che insegnava del cannibalismo.
Discorso duro, lo definiscono anche oggi molti cristiani, che forse da tempo hanno abbandonato questo Maestro difficile ed esigente.

Ma cerchiamo di ricordare che in tutte le religioni ci sono dei banchetti sacri, e che molte divinità hanno detto di voler entrare in contatto con i loro credenti mediante cibi e bevande particolari.
L'Eucarestia è dunque un sacramento, cioè un segno-sacro che ci garantisce la presenza di Cristo nel pane e nel vino, presenza certamente non fisica, non soltanto allegorica, ma come vuole la teologia cattolica, presenza sacramentale.

Per i miei lettori che hanno difficoltà - e fra questi mi metto anch'io, perché davanti al mistero le difficoltà razionali non possono mancare - forse serve questa bella poesia di Ruysbroeck l'Ammirabile, conservata nella sua opera I sette scalini dell'amore spirituale.
Questo autore così prega:

''Signore,
tu sei per me cibo e bevanda:
più mangio e più ho fame,
più bevo e più ho sete,
più possiedo e più desidero.

Sei più dolce al mio palato
di un favo di miele,
più di qualsiasi dolcezza
che sia possibile misurare.
Sempre rimarranno in me
La fame e il desiderio,
perché sei inesauribile.

Sei tu che mi divori, o sono io?
Non lo so...
Perché nel profondo della mia anima
sento l'una e l'altra cosa.

Tu esigi che io sia una cosa sola con te,
e questo per me è molto difficile,
perché non voglio abbandonare
le mie pratiche
per addormentarmi fra le tue braccia.

Non posso che ringraziarti,
lodarti e renderti onore:
per me questa è la vita eterna.
Trovo dentro di me una certa impazienza
e non so cosa sia.

Se potessi raggiungere l'unità con Dio
senza lasciare le mie opere,
smetterei subito di lamentarmi.

Dio sa ciò di cui abbiamo bisogno:
faccia di me quello che vuole!...
Mi rimetto interamente nelle sue mani,
e così attraverserò con coraggio
ogni sofferenza''.

Qualcuno dei miei lettori dirà: ma questi sono voli pindarici di natura mistica!...
Torniamo alla "mistica", se non vogliamo morire ingozzati solo da ciò che si "mastica".
Torniamo al pane dello spirito, se non vogliamo essere uccisi dalle grandi abbuffate del corpo!...
Torniamo ad alimentare anche il nostro uomo-spirituale, se non vogliamo ingrassare solo l'uomo-corporale!...

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