martedì, maggio 16, 2006

 

Nel segno dell'amore coniugale

Pensiero del dì di festa

VI. Domenica di Pasqua
Giovanni 15, 9-17


Quando mi viene chiesto di benedire un matrimonio, domando agli sposi di prepararsi bene; prima attraverso degli incontri, poi rivedendo il proprio cristianesimo con un esame di coscienza che precede il sacramento della penitenza, infine preparando con me tutta la celebrazione.
Per questo consegno loro un fascicolo con alcune letture bibliche del Vecchio e Nuovo Testamento, affinché loro stessi ne scelgano due o tre, quelle che rappresentano per loro un messaggio e offro la possibilità di leggere loro stessi davanti all'assemblea raccolta per accogliere il loro giuramento nuziale, i brani che hanno scelto.
Fra le varie pagine bibliche che propongo, una che viene scelta spesso, è il vangelo che leggeremo domenica prossima nelle chiese.
Il perché di questa scelta lo capirete da soli, se leggete attentamente questi versetti di Giovanni.

"In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
come il Padre ha amato me,
così anch'io ho amato voi.

Rimanete nel mio amore;
se osserverete i miei comandamenti
voi rimarrete nel mio amore.

Vi ho detto questo
perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia piena.

Questo è il mio comandamento:
che vi amiate gli uni e gli altri
come io vi ho amati.

Nessuno ha un amore più grande di questo:
dare la vita per i propri amici.
E voi siete miei amici
Se farete ciò che io vi comando.

Non voi avete scelto me,
ma io ho scelto voi
e vi ho costituito
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga.

Perché tutto quello che chiederete al Padre
nel mio nome ve lo conceda.
questo io vi comando:
amatevi gli uni gli altri."

Credo che sia facile capire perché questo brano piaccia agli sposi, è infatti tutto centrato sull'amore.
E che cos'è il sacramento del matrimonio, se non il giurare di fronte a Dio il proprio indissolubile amore? Ma amandosi, gli sposi, il giorno delle loro nozze sacramentali, testimoniano due cose: che esiste ancora l'amore sulla terra; che esiste Dio, perché per i cristiani Dio è amore.

Di questo brano evangelico vorrei sottolineare alcune frasi: "Vi ho detto questo, cioè di rimanere nel mio amore, perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena."
Soltanto se siamo capaci di rimanere nell'amore di Dio, vissuto attraverso l'amore del prossimo, rimaniamo nel suo amore.
E chi è più prossimo per lo sposo e per la sposa il giorno del matrimonio?... Penso proprio il coniuge. E Gesù continua: "Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici."
Il Maestro non dice: morire per i propri amici, ma "dare la vita", quotidianamente, continuamente, fino alla morte!
Ma come dare la vita?... Attraverso uno sforzo di partecipazione, di condivisione, di compassione nel senso etimologico della parola, patire-con.
E chi è chiamato, più dello sposo e della sposa, a dare quotidianamente la propria vita per quella persona che è il suo prossimo più vicino?...

Gesù insiste: "Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi, e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga."
Dentro la scelta matrimoniale, se letta nella fede, vi è un progetto di Dio che ha scelto quelle due persone facendole incontrare affinché le stesse crescano, maturino e diventino un albero rigoglioso che domani produrrà il frutto dell'amore, i figli.
Ma a una condizione, che tutto questo avvenga osservando il Suo comandamento, quello dell'amore, perché soltanto in questa atmosfera affettuosa è possibile crescere e fruttificare.

Questa lettura non è soltanto bella ed opportuna per il giorno delle nozze, ma per ogni giorno della vita; è infatti un programma per tutti coloro che desiderano amare e che nell'amore riscoprono la gioia; quindi per tutti gli "uomini di buona volontà".

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